La mia visione del mondo, raccontata tra parentesi.

Sei strano…

Sono stato a vedere Il curioso caso di Benjamin Button.
Delle due ore e mezzo di film (eccessive, cacchio!) la scena che più mi ha colpito dura sì e no trenta secondi, e secondo me merita di andare al cinema solo per quei trenta secondi.

C’è la bimba che sveglia Benjamin nel cuore della notte. Lui a fatica si alza e insieme vanno sotto il tavolo, dove lei ha allestito una specie di casetta. Lì accendono una candela, e parlano. Poche battute.
E a un certo punto lei dice “Sei strano…“.
Lo dice e mostra un sorriso sincero, come se davvero una persona potesse essere felice all’idea di qualcuno che è… strano.
L’ingenuità nei lineamenti, la purezza negli occhi, l’innocenza su
lle labbra sorridenti.
Sei strano… Sei diverso da tutti gli altri che ho incontrato.
Dice. Poi la scena prosegue, ma non ricordo i dettagli esatti.

No, niente, è che mi ricordo questa scena, e volevo scriverla qui.


Venti

E’ tutta questione di e. Con l’accento acuto lascia l’odore della tempesta. Con quello grave diventa una parola pesante, un tonfo sordo che rimbomba. Vènti. Vénti. Che disperazione, e non è un gioco.

Mi sono semi-depresso. La giovinezza è l’unica cosa che merita di essere posseduta – dice Sir Henry Wotton – e io mi sto allontanando dalla mia.

E’ quel due che dà fastidio. Quel due prima dello zero.
E’ una cifra che apre i cancelli di nuove prospettive, che segna i confini di due mondi distinti. Ora c’è il nuovo da esplorare, quello degli Enti.
Qualcuno mi ha detto che passerà in fretta, qualcun’altro mi ha rassicurato che è il migliore. Ne ho concluso che dipende da come lo si vive.

Quindi, con un milione di buoni propositi nel cuore, e altrettanti cattivi propositi nei denti, sono pronto ad affrontare gli Enti. Che lo spettacolo cominci!


Mia sorella fa la doccia…

…e io devo assolutamente andare in bagno! E c’è lei che è chiusa dentro. E siccome devo dimenticarmi dell’impulso che freme, scrivo. Mi spiace.

Domani ho un esame, e mi sento preparato. Quindi andrà male. Funziona così, con me. E’ come una formula chimica o un teorema matematico. Se la scienza non l’ha ancora dimostrato, è perché probabilmente ha cose più importanti di cui occuparsi, come inventare l’aceto spray (non sto scherzando, esiste!), studiare i tentacoli del polipo (pare che pensino da soli…), analizzare le proporzioni tra le dita delle mani e il cervello (questa è falsa. Credo).
Esame di logica. Se non avessi paura di gufarmela direi che è una materia piuttosto inutile. A che mi serve saper trascrivere in linguaggio matematico frasi di senso compiuto? Per adesso non ci vedo utilità, ma se passo l’esame garantisco che lo riterrò un insegnamento fondamentale.

Dopo mesi di sofferenza ho finito di leggere Breaking Dawn. (Piccola parentesi. Su Famiglia Cristiana, alla classifica delle vendite dei libri, è già qualche settimana che è scritto Down, con la O. Così l’Arrivo dell’Alba è diventato l’Arrivo del Basso. Uno si aspetta la Parietti e gli arriva Berlusconi. Mi domando come mai io abbia la tendenza a scrivere questi poemi dentro le parentesi). Bah, l’ho finito giusto per sapere se in fondo riusciva a diventare meno scontato. E invece no. Deludente, devo dire, tranne in alcuni punti semi-geniali. Il primo della saga era un signor libro, gli altri… sempre più banalotti.

Non vedo l’ora che arrivi Sanremo. Perché così poi finisce. Non se ne può già più! Ecco, io mi chiedo come mai ogni anno si ostinino a farlo. Non lo guarda più nessuno, e i pochi che lo guardano non lo dicono perché si vergognano… “Usciamo stasera?” “Eh no guarda c’ho il gatto malato…” Febbraio per i gatti è come la luna per i licantropi. Perché anche loro guardano Sanremo (intendo i gatti, non i licantropi. Forse anche i licantropi). La televisione ci spende soldi, quei soldi che forniamo noi col canone, sperando tutte le volte che inizino a dare una programmazione decente. E invece no: Sanremo e Affari tuoi. A proposito di tv, mi sto facendo una cultura culinaria a causa (= per colpa) della Prova del Cuoco, che i miei nonni tengono accesa tutti i giorni a pranzo. Mi sembrano sempre le stesse ricette, ma evidentemente io non ho occhio per queste cose.

E’ uscita, è uscita mia sorella dal bagno!

Duemilaotto bye bye

E’ giunto il momento di scrivere l’interventino di fine anno, tanto per rispettare la tradizione. In questi casi mi sento molto “Presidente della Repubblica”… Vediamo di fare una cosa rapida e indolore: non voglio soffrire molto.
Molto brevemente, quindi, ringrazio il 2008 dei bei momenti che mi ha regalato (di cui stranamente ricordo poco), e lo ringrazio anche delle persone che mi ha dato per percorrerlo insieme, dalla mia famiglia agli amici. Bla bla bla, il solito discorso noioso. Per cui 2008, quella è la porta, puoi andare, prego.


…è andato? Meno male, non lo sopportavo più.

Ora vorrei fare un’analisi critica (più o meno) dei buoni propositi che mi ero fatto all’inizio del 2008. Li ho tenuti per un anno affissi alla bacheca di sughero che ho in camera, vediamo un po’:
1. Fare tutto come se vedessi solo il Sole. Beh, qui ho fallito miseramente. Inconsciamente sapevo che avrei fallito già mentre lo scrivevo, questo proposito. Ma insomma lì per lì mi sentivo di metterlo. Troppo difficile, veramente troppo difficile.
2. Comprare vestiti un po’ più colorati: nel mio armadio c’è solo grigio. Qui ho vinto!!! Sì, sì, sono stato ben attento a ogni cosa che compravo. Soprattutto per i capi estivi, ma anche per l’inverno adesso ho una gamma di colori tra cui scegliere un po’ più ampia.
3. Scrivere qualcosa, almeno una volta a settimana. Sì, direi che ci siamo, qui.
4. Rielaborare gli appunti presi in classe. AHAHAHAHAHAHAH! Io tutti gli anni mi illudo di poterlo fare… Figuriamoci, se mi fosse venuta la voglia di ricopiare due pagine di Manfredini sarebbe stato tanto…
5. Leggere più libri. Ecco, diciamo che avrei potuto sforzarmi di più…
6. Ascoltare solo buona musica, e comprenderla. Adesso che la rileggo trovo davvero ridicola la postilla che ho inserito dopo la virgola. Comunque: Please don’t stop the music! Unz unz unz unz! Anche qui direi che avrei potuto sforzarmi di più.
7. Prendere la patente. Dieci Maggio Duemilaotto: ohhhhh yeah!

Probabilmente per il 2009 non mi farò buoni propositi, visto quanto io riesca a mantenerli. Ecco, idea! Mi voglio fare i cattivi propositi! Pensandoci, visto che nessuno rispetta i buoni, per simmetria non dovrebbe rispettare nemmeno i cattivi! Nei prossimi giorni li butto giù (non ci crederete ma sono soddisfattissimo della mia pensata geniale!).

Concludo augurando a tutti un felice 2009. Si spera che sia meglio del 2008, soprattutto per chi il 2008 non se l’è goduto appieno. E, come mi dice il mio professore del liceo: mantenetevi sempre arguti!


Buon anno!


Com-pi-ti-ni

Dico subito che non so se la divisione sillabica del titolo è corretta. Penso di sì, ma non ho voglia di cercare sul vocabolario. Vi aspettate troppo da me linguisticamente parlando! Direi di cambiare argomento, anche perché se comincio tutte le volte con queste disquisizioni lessico-grammaticali divento più noioso di un professore di latino.
Il titolo (già ampiamente dibattuto, mi pare) significa che questa è la settimana dei compitini. Domani Logica (a cui farò semplice presenza, visto che ho già bocciato il primo: ok, non sono un tipo logico, contenti?!) e Matematica Discreta. Giovedì Programmazione (che DEVO fare bene assolutamente) e venerdì Analisi. Mi darebbe mooooolta soddisfazione fare bene Analisi, ma lo vedo un po’ un problema viste le lacune che ho nell’arte di inventare passaggi magici in una ricerca di limite.
Ora, le conclusioni che possiamo trarre è che venerdì pomeriggio sarò allo stato liquido, dopo così tanto studio. Ma c’è un’altra domanda a cui – sinceramente – non sappiamo dare risposta:



…se ho questi compitini, COME MAI sto qui a scrivere scemenze invece di studiare?
Nell’attesa di una spiegazione, faccio due o tre(mila) esercizi.

Vade retro Facebook

Ehssì, avete letto bene: ho deciso di smettere.
Curioso come questa frase ricordi tanto quella di un tossicodipendente che decide di dare una svolta radicale alla sua vita. Sì, curioso, anche perché io mi riferisco a tutt’altro genere di droga.
La droga delle droghe, la fonte di ogni distrazione, il luogo dove la curiosità (e ficcanasaggine) umana raggiunge il suo apice.
FACEBOOK.
Hanno aperto una comunità di recupero vicino a casa mia, dicono che in una settimana riescono a farmi tornare normale. “Certo – hanno detto, notando subito la speranza nascermi negli occhi – il primo periodo sarà più difficile. Ti sembrerà che qualcuno ti abbia amputato un arto. Ma con un po’ di impegno ce la farai“. Queste parole mi hanno dato forza, una grande forza.
Ce la farò, ce la posso fare. Yes we can!
Certo, mi prendono gli attacchi di tristezza se penso che non giocherò mai più a Geo Challenge (dannata Islanda, è irriconoscibile!). Se penso che non mi iscriverò più a nessun gruppo… Oh, e come farò a rimanere ignorante sulle situazioni sentimentali dei miei amici? E poi… e poi i test, non saprò mai che tipo di automobilista sono, o qual è la mia droga preferita, o chi sarei stato nella mia vita successiva! E le pagine fan: non potrò mai più diventare fan di Topo Gigio, di Anacleto, della colla vinavil, di dormire. Oh, me tapino! Sono condannato a un’esistenza senza più friend request, senza lo strumento “persone che potresti conoscere”, senza applicazioni! Che vita insulsa, che insulsa vita.
Ma poi mi dico: ce la posso fare. Lo farò per chi è più sfortunato. Lo farò per chi inserisce il nome utente e la password e poi non trova richieste di amicizia nella barra degli aggiornamenti. Lo farò per chi ha un cognome comune e gli amici non riescono ad aggiungerlo. Lo farò per chi ha 239 amici su facebook ma nessuno di loro lo saluta se lo incontra per strada.
Sì: queste persone mi danno la forza di farlo. Ce la farò. Sarò più forte di chi continua. Io posso farcela. Io posso farcela. Se lo dico altre cento volte forse mi convinco.

Canzoni per il mio funerale

Faccio subito una premessa: la giornata di oggi è stata piatta come il petto di Grace Adler (che paragone orribile!). E’ importante partire dall’insignificanza di questo primo di Dicembre, perché adesso non sto per resocontare quello che mi è successo. Anzi, vorrei mettere nero su bianco un pensiero che già ho espresso tempo fa.
Le mie volontà. Ehm, sì, detta così è macabra, ma prima o poi devo farlo. La società moderna e la partecipazione al Cristianesimo ci impongono di pianificare con un po’ di anticipo – in questo caso si spera che sia un anticipo mooooolto consistente – il proprio funerale.
Bene, tempo fa avevo pensato che sarebbe carino, durante la cerimonia, far suonare/cantare/ascoltare qualche canzone. Ne ho scelte tre, perché tre è il numero perfetto, e poi perché tre sono le canzoni che non finiranno mai di stancarmi. Non so se mi capite: avete presente quando avete una coppa di panna montata, tanta panna montata? Voi iniziate a mangiarla. Lì per lì è buona, buonissima, non smettereste mai. Però, contrariamente a quanto pensavate, quelle canzoni (ma non stavamo parlando di panna?) cominciano a stuccarvi, a saturarvi, a costringervi alla resa. E così capita a me.
Per questo ho scelto le mie tre canzoni. E le riporto di seguito per indicare la mia volontà (sia mai che non faccia in tempo a scriverlo nel testamento).

Ti Sento – Luciano Ligabue

Ti sento nell’aria che è cambiata
che anticipa l’estate
e che mi strina un po’
Io ti sento passarmi nella schiena
la vita non è in rima
per quello che ne so

Ti sento nel mezzo di una strofa
di un pezzo che era loffio
e adesso non lo è più
io ti sento lo stomaco si chiude
il resto se la ride
appena ridi tu

Qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro che so io

Ti sento
e parlo di profumo
t’infili in un pensiero
e non lo molli mai
io ti sento
al punto che disturbi
al punto che è gia tardi
rimani quanto vuoi

Qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro che so sempre io

Io ti sento
c’ho il sole dritto in faccia
e sotto la mia buccia
che cosa mi farai

Qualcosa che non c’è – Elisa

Tutto questo tempo a chiedermi
Cos’è che non mi lascia in pace
Tutti questi anni a chiedermi
Se vado veramente bene
Così
Come sono
Così

Così un giorno
Ho scritto sul quaderno
Io farò sognare il mondo con la musica
Non molto tempo
Dopo quando mi bastava
Fare un salto per
Raggiungere la felicità
E la verità è che

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c’è
Invece di guardare il sole sorgere

Questo è sempre stato un modo
Per fermare il tempo
E la velocità
I passi svelti della gente
La disattenzione
Le parole dette
Senza umiltà
Senza cuore così
Solo per far rumore

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c’è
Invece di guardare
Il sole sorgere

E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c’è un segreto
E’ fare tutto come
Se vedessi solo il sole

Un segreto è fare tutto
Come se
Fare tutto
Come se
Vedessi solo il sole
Vedessi solo il sole
Vedessi solo il sole

E non
Qualcosa che non c’è

Ever Dream – Nightwish

Ever felt away with me
Just once that all I need
Entwined in finding you one day

Ever felt away without me
My love, it lies so deep
Ever dream of me

Would you do it with me
Heal the scars and change the stars
Would you do it for me
Turn loose the heaven within

I’d take you away
Castaway on a lonely day
Bosom for a teary cheek
My song
can but borrow your grace

Come out, come out wherever you are
So lost in your sea
Give in, give in for my touch
For my taste for my lust

Your beauty cascaded on me
In this white night fantasy

“All I ever craved were the two dreams
I shared with you.
One I now have, will the other one ever dream remain.
For yours I truly wish to be.”

P.S. No, niente Tiziano Ferro!