O temere l’aldilà

Baustelle – Gli Spietati

Vivere così senza pietà
senza chiedersi perchè
come il falco e la rugiada
e non dubitare mai

non avere alcuna proprietà
rinnegare l’anima
come i sassi e fili d’erba
non avere identità

Gli spietati salgono
sul treno e non ritornano
mai più, non sono come noi
perduti antichi eroi
noi due che al binario ci diciamo addio…

non volere mai la verità
o temere l’aldilà
navigare senza vento
migliorare con l’età

c’è un amore che non muore mai
più lontano degli dei
a saperverlo spiegare che filosofo sarei

Gli spietati salgono
sul treno e non ritornano
mai più, non sono come noi
falliti antichi eroi,
noi due che al binario salutiamo…

Gli spietati salgono sul treno e non ritornano
mai più, non sono come noi innamorati eroi,
noi due che al binario ci diciamo addio…

noi ci siamo amati
violentati
deturpati
torturati
maltrattati
malmenati
scritti lettere lo sai.

non ci siamo amati
divertiti
pervertiti
dimenati
spaventati
rovianati
licenziati
lo saprai

noi ci siamo persi
ritrovati
poi bucati
c’è un amore che mi lacera la carne
ed ancora tu lo sai

noi ci siamo amati
violentati
deturpati
c’è un amore che mi brucia nelle vene
e che non si spegne mai

noi ci siamo amati
violentati
deturpati
torturati
maltrattati
malmenati
scritti lettere lo sai

Prova a volare



Edoardo Bennato – Ma che sarà


Ma che sarà, che cosa t’offrirà
quest’altra storia, quest’altra novità
l’unico rischio è che sia tutto finto
e che sia tutta pubblicità!

Ma che ne sai, se non ci provi mai
che rischi corri se non vuoi volare
coi piedi a terra, legato alla ragione
ti passa presto, la voglia di sognare!

Ma è quello che vogliono da te
già appena nati ci hanno abituati
a non pensare
, ma a darcene l’illusione
e sempre con la scusa della ragione!

E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un’occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!

Attenzione-attenzione! Comunicato ufficiale!
parla l’organo del partito, non lasciatevi suggestionare!
Quella voce che vi invita a volare
è di un maniaco sabotatore!…
Spegnete la radio adesso
giradischi e registratori, presto!… presto!…

Ma la radio va e non si fermerà
ti prenderà per mano ti insegnerà a volare
visti dall’alto i draghi del potere
ti accorgi che son draghi di cartone!…

E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un’occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!

Attenzione-attenzione! A tutte le persone serie!
consapevoli, equilibrate, non lasciatevi suggestionare!
abbiamo ben altri progetti per voi
uomini del 2000, saggi e civili
perciò prestate attenzione
solo alla voce della ragione!…

Ma la radio va e non si fermerà 

ti prenderà per mano, ti insegnerà a volare, 
visti dall’alto i draghi del potere 
ti accorgi che son draghi di cartone!…

Ma non lo vedi sono di cartone
se resti a terra che vuoi capire
con la scusa di schiarirtele
ti confonderanno sempre più le idee

ti manderanno allo sbaraglio in questa
farsa, nel ruolo di comparsa!…

Ma basta che voli in alto
ma basta che ti alzi un poco
e forse scopri che quello che ti faceva
paura era soltanto un gioco
!
e adesso, hai l’occasione per poter
volare, allora, non la sprecare, prova a volare!…

Prova ma che ne sai
se non ci provi mai non puoi
sapere se vale o no la pena
di tentare, è un’occasione
per volare, per volare!…

Adesso basta! Fatelo stare zitto!
Abbiamo troppo sopportato!
Abbiamo troppo tollerato!
E’ un provocatore! Fatelo tacere!
….Fatelo tacere!….

Piccoli attimi di trash-pleasure

Chi pensava che con Bad Romance avessimo toccato le più alte vette della musica trash si sbaglia alla grande. Lady Gaga torna a regalarci profondi spunti di riflessione con un testo toccante (toccante quasi quanto la castità e la purezza del suo video) e con le sue immancabili eco dance. Dai, nove minuti di unz unz. Apprezziamo, apprezziamo…

Telephone
Cast: Lady Gaga, Beyoncé, Tyrese Gibson
Sceneggiatura: Lady Gaga e Jonas Akerlund
Regia: Jonas Akerlund

P.S. Mi fa trooooooppo ridere quando esce dal penitenziario con la parrucca bionda e il cappello!

Portami fuori a cena, B a u s t e l l e

…sto arrivando!
 P.S. Rassicuro i miei fedelissimi lettori che sono sempre vivo. C’è stato un momento di stasi ma niente paura: presto tornerò a scrivere scemenze!

…ma chi sarà la Carla Bruni di Cristicchi?





La gente non ha voglia di pensare cose negative
La gente vuol godersi in pace le vacanze estive
Ci siamo rotti il pacco di sentire che va tutto male
Della valanga di brutte notizie al telegiornale
C’è – l’Italia paese di Santi
Pochi idraulici e troppe badanti
C’è – l’Italia paese della Libertè
Egalitè e del Gioca Giuè!
C’è – l’Italia s’è desta ma
Dipende dai punti di vista
C’è la crisi mondiale che avanza
E i terremoti ancora in vacanza
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
Ambarabaciccicoccò soldi e coca sul comò!
C’è l’Italia dei video ricatti
C’è la nonna coi seni rifatti
E vissero tutti felici e contenti
Ma disinformati sui fatti
Osama è ancora latitante
L’ho visto ieri al ristorante!
Lo so che voi non mi credete
Se sbaglio mi corigete
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
La verità è come il vetro
Che è trasparente se non è appannato
Per nascondere quello che c’è dietro
Basta aprire bocca e dargli fiato!
…Carla Bruni… Carla Bruni…
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
E sbatte la testa contro il muro
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
Noi ce la prendiamo…

P.S. Questo è il centesimo post di questo blog. Auguri blogghino!!!

 

Successo paranormale

Paranormal Activity è un film girato con undicimila dollari e ne ha già incassati più di 100 milioni. Paranormal Activity è un horror che, secondo il tagline, “non ci farà più dormire”. Paranormal Activity è “il film che ha terrorizzato l’America”.
Ma, sopratutto, Paranormal Activity è una grandissima buffonata.
Non ho problemi ad ammettere che i film di paura… mi fanno paura. Infatti li guardo raramente, perché so benissimo che poi avrò problemi a girare per casa di notte. Non è colpa mia se gli assassini si nascondono tra le ombre e sono pronti ad aggredirti quando meno te lo aspetti, ecco.

Tuttavia, faccio una fatica enorme a comprendere come Paranormal Activity possa aver turbato così tante persone. Addirittura “l’America”! Ho letto che qualcuno ha avuto crisi di panico al cinema. E lo stesso Spielberg ha manifestato dolori d’ansia. 

Boh.

Penso che l’opera pubblicitaria mastodontica che il film ha avuto sia stata rilevante nel determinare il suo successo. Io stesso lo sono voluto andare a vedere perché avevo letto e sentito ovunque che era il film più spaventoso di sempre. Queste cose mi incuriosiscono. E infatti stavo seduto sulla poltroncina del cinema tutto in tensione, a lamentarmi della poco originale abitudine dei protagonisti degli horror di non accendere mai le luci (sarebbe la prima cosa da fare, Dio santo! C’hai un demone per casa e lo vai a cercare al buio?! Ma sei idiota!). E intanto che guardavo il film, mi aspettavo che prima o poi sarebbe arrivato il momento stra-super-iper-mega-pauroso. Che però non è arrivato.

E non credo che questa mancanza sia dovuta alla censura italiana fatta alla pellicola, la quale “altrimenti sarebbe risultata troppo terrificante”. Anzi, sinceramente non credo proprio che esista, una versione integrale del film.

Carina l’idea di base, del demone che perseguita una ragazza; carina anche l’idea (nonostante già vista) di usare delle riprese in stile amatoriale, per rendere più verosimile la storia con l’effetto documentario.

Assolutamente pessimo il finale. Troppo facile non dare spiegazioni. Per un’ora e mezzo mi vengono dati indizi di ogni tipo, e mi aspetto che alla fine il puzzle si ricomponga. Invece rimane scomposto, e s’insinua sempre più intensamente l’idea che questa sbrigatività nel non rispondere sia dovuta all’effettiva mancanza di risposte. E ciò è terribilmente sleale. 

Il successo che il film ha avuto: questo sì che è Paranormal, altro che l’Activity

Non c’è niente di cui aver paura

Una casa alla fine del mondo è un film girato vent’anni fa che mi ha insegnato che posso tranquillamente cominciare a scrivere un post senza sapere come lo terminerò. E questo che state leggendo è il frutto di tale lezione.

Una casa alla fine del mondo mi sarebbe sembrato fantascienza – e nessuno dei protagonisti è un alieno, pensate – se solo un mio amico, tornando dalla Danimarca l’estate scorsa, non mi avesse detto che lì stanno approvando una legge per le unioni di più di due coniugi. Sì, perché questo film rielabora il concetto di famiglia per mostrarne un tipo alternativo. Quando dico “alternativo” non intendo giusto o sbagliato. Intendo semplicemente diverso.


Una casa alla fine del mondo parla di tre persone che si amano e creano la loro famiglia. Hanno una figlia a cui badano tutti e tre; si costruiscono una casa, insieme; lavorano, mangiano, dormono, scherzano, vivono. In un primo momento mi colpiva la semplicità con cui sono presentate le loro vite, ma col passare dei minuti riuscivo a trovarla sempre più naturale. 


Una casa alla fine del mondo sostiene che “Tutto si può ballare” e che “Non c’è niente di cui aver paura”: due punti di vista che non posso non condividere. E spiega che gli ostacoli che si incontrano nuotando controcorrente sono infiniti, e che non tutti riescono a farcela. Qualcuno scappa, dimenticandosi che non c’è nessuno che abbia realmente il diritto di inseguirlo. 


Avrei dovuto odiare Una casa alla fine del mondo. Per motivi che non sto qui a spiegare, avevo iniziato a guardarlo col preciso intento di distruggere ogni suo fotogramma. Ahimé, sono una persona obiettiva, spesso. Stavolta no, ma non riesco comunque a evitare di provare emozioni, e questo film me ne ha date tante. Ed è una di quelle cose che ti illudono che tutto sia possibile, perfino abbattere le convenzioni. Molto più facile credere agli asini volanti, direi.


Consigliato a chi vuole stare bene per un’ora e trentadue minuti e a chi vuole stare tremendamente male dopo averlo visto.





Delusione Avatar

Sono passati quattro giorni da quando l’ho visto al cinema. Il tempo che è servito all’estasi per evaporare e lasciare che gli effetti speciali la smettessero di stordirmi. Oh, no: nulla a che vedere col mal di testa da 3D. Quello mi ha dato noia nei primi cinque minuti, poi è passato. Intendo, invece, che le novità tecnologiche impiegate in Avatar mi hanno confuso, impedendomi di andare oltre.
Ora, lungi da me giudicare chi invece con Avatar ha provato delle emozioni. Ognuno ha bisogno di cose diverse, dall’apoteosi della frivolezza all’eccesso di intellettualoidità. Io stesso ammetto che mi sia piaciuto, nonostante credo che tutto il fascino del film stia nella squisita e solo superficiale presenza degli effetti speciali.

Nessun desiderio o bisogno di distinguermi dalla massa. O meglio: okay, ho gusti diversi, ma non sono voluti. Evidentemente la fantascienza non è il mio genere. Tra l’altro, non so se “ho” un genere cinematografico preferito. Comunque, ripeto che tutto sommato Avatar è un bel film. Vorrei però fare qualche considerazione in merito.

Il 3D è “una ganzata paurosa”. Consentitemi il termine (un misto tra il toscano e il linguaggio adolescenziale). Sì, evviva il 3D, una novità, la novità! – e per 11 euro non avrei mai ammesso il contrario, cacchio. E l’eccitazione non si ferma mica qui: siamo nel duemilacentocinquantaquattro, (che figoooo!) e gli uomini si spostano grazie a dei robot giganti (noooo!) e ci sono – pensate! – le astronavi.

Fin qui è tutto molto divertente. Come divertente è anche la trama, e coinvolgente: nonostante io abbia una repulsione tremenda per i film che durano più di due ore, le tre di Avatar non mi sono pesate affatto (comunque non lo rivedrò per altri dieci anni, centoottanta minuti bastano e avanzano). Le sparatorie e gli inseguimenti ti prendono e ti lasciano incollato allo schermo per tutto il tempo.

Dove sta la delusione? Beh. La trama, per quanto divertente, non osa. Okay, gli uomini cattivi e gli alieni buoni; okay, la storia d’amore interraziale (dopo Twilight, ci mancavano le relazioni uomo-alieno). Ma… c’è un pianeta nuovo su cui ambientare una storia e l’unico mezzo colpo di genio che ho visto è stata la connessione tra le code (non mi viene un altro modo per chiamarlo).
E poi? Fine. Non mi basta alzare di un metro un uomo e colorarlo di blu per avere una specie diversa. Prendi una tribù di indigeni ed otterresti la stessa cosa. E prendere un cavallo e aggiungerci una zampa non ti dà un nuovo animale. Ti dà un cavallo con cinque zampe. Un gatto nero gigante che ti insegue e ti vuole mangiare esiste già: si chiama pantera. E così pure un rinoceronte con la cresta: lo studi alle elementari quando fai la preistoria, è il tri-ce-ra-to-po!

Uff. Mi rileggo, e mi sto antipatico da solo. Ma lo ribadisco, non è per essere ostinatamente contrario. Mi aspettavo di più da un film così tanto osannato. A caldo, mi ha dato delle belle sensazioni, quindi sono contento di averlo visto. Ripensandoci razionalmente, mi sento un po’ deluso. Mi pare di aver visto la trasposizione fantascientifica di Pocahontas, fatta con dei puffi troppo cresciuti e il ritorno dei transformers.



Rivelazione Avatar



Ammetto che ero partito molto prevenuto. Tutta questa pubblicità, il grande successo, il costo esorbitante… Pensavo che sarebbe stato il classico tripudio americano di effetti speciali. Invece no. Come direbbe la Maionchi: béne, molto béne, mi sei piaciuto.

La palestra: perché? Qui è spiegato l’oscuro motivo

Cell – *** Driiin ***
Bocca di Ale – Pronto?
Cervello di Ale – Frena, c’è uno stop
Cell – Prontoalessandrociaosonofrancescadellapales….
La voce femminile sfuma mentre il telefono viene gettato sul sedile del viaggiatore
Dopo dieci secondi viene attivato il vivavoce
Cell – (tra il preoccupato e il perplesso) Pronto? Pronto, c’è nessuno?
Bocca di Ale – Pronto.
Cervello di Ale – Ora è verde, parti
Cell – Pronto, Alessandro? Sono Francesca, della palestra (sbrodolata in inglese)
Bocca di Ale – Chi?
Cervello di Ale – Chi?
Cell – Francesca, della palestra (stessa sbrodolata anglosassoneggiante di prima)
Bocca di Ale – Ah, ciao!
Cervello di Ale – Chi?
Cell – Ciao! Ti volevo dir//
Cervello di Ale – Accosta.
Bocca di Ale – Scusami Francesca, è che adesso sto guidando. Un attimo che mi fermo eh…
Cell – Certo.
Bocca di Ale – Ecco, ci sono.
Cell – Ciao Alessandro, ti volevo dire che la palestra blablabla ti fa un regalo. Un mese omaggio di sport!
Cervello di Ale – Ci mancava anche questa.
Bocca di Ale – Ehm… Grazie? Cioè: grazie.
Cell – Prego! Così volevo chiederti quando avevi intenzione di iniziare.
Cervello di Ale – Rimanda-non-hai-tempo-esami-prove-corsi-casa-no-tempo-no-tempo
Bocca di Ale – Sì, ma siamo sicuri che… Ehm, scusa la diffidenza, eh…
Cell – Figurati!
Bocca di Ale – Ecco, ma siamo sicuri che poi il mese è proprio proprio omaggio?
Cervello di Ale – Per nulla, direi.
Cell – Dunque, tu provi il primo mese, poi se vuoi puoi decidere di continuare…
Bocca di Ale – Ahhhh!
Cervello di Ale – (fulminato da un’improvvisa illuminazione) Ehi, un momento. Dieci minuti fa, nel camerino del negozio, ti sei specchiato e io ho pensato che dovevi ricominciare un po’ di attività fisica.
Cell – Alessandro? Ci sei sempre?
Bocca di Ale
– Ahhh sì, scusa, è che il cervello ha fatto un discorso più lungo stavolta.
Cell – Come?
Cervello di Ale – Sei uno scaricabarili. E idiota. Uno scaricabarili idiota.
Bocca di Ale – Va bene, allora penso che verrò!
Cell
– Ottimo, a presto…
Bocca di Ale – A presto
Cervello di Ale – Ma gli struzzi sono davvero viola come quelli del Re Leone?