Lista di cazzate usate per convincersi che l’unica famiglia possibile è quella tradizionale

Semplici calcoli riguardo le Sentinelle in piedi

Facciamo due conti.
Le Sentinelle in piedi, che per chi non lo sapesse sono quei tizi che con la scusa della libertà di pensiero manifestano contro la libertà di amare altrui, erano state annunciate su 100 (cento, C E N T O) piazze italiane. 
In realtà, basta andare sul loro sito ufficiale e contare col ditino per scoprire che le piazze che hanno effettivamente partecipato sono state 61 (sessantuno, S E S S A N T U N O), ma probabilmente 100 suonava meglio come numero, per cui gli organizzatori hanno deciso di arrotondare per eccesso di 39 piazze, che corrispondono indicativamente a quattro regioni italiane. 
Quindi, abbiamo 61 piazze. 
Quante sentinelle in ogni piazza? A Torino le sentinelle erano 189 (fonte La Stampa). Arrotondiamo anche noi e facciamo finta che in ogni città partecipante le sentinelle siano state 200 (naturalmente non è vero, nella maggior parte delle città le sentinelle erano un centinaio).
61 moltiplicato 200 uguale (prendo la mia calcolatrice, uno strumento che le medievali sentinelle non credo possano conoscere, magari loro conoscono l’abaco, boh) fa 12.200 (dodicimiladuecento D O D I C I M I L A D U E C E N T O) persone. 
Sentinelle in piedi (arrotondando per eccesso): 12.200
12.200 < 1.000.000 (popolazione omosessuale secondo l’ultimo censimento dell’Istat)
12.200 < 59.830.000 (popolazione italiana)
Le Sentinelle in piedi sono un numero esiguo di persone rispetto alla comunità omosessuale e alla popolazione italiana. Le Sentinelle in piedi, dunque, più che un attacco e una decisa opposizione alla comunità LGBT, sono la dimostrazione palese che l’Italia è prontissima a una legge sull’omotransfobia, a una legge sul matrimonio omosessuale e a una legge sulle adozioni a coppie omosessuali. Grazie, Sentinelle in piedi, era da diverso tempo che non nutrivo più fiducia nel mio Paese.

Il miglior sito LGBT (?)

Sono in nomination per il miglior sito LGBT e non vi nascondo che sono incazzato.

Okay, lo so che vi ho chiesto io di nominarmi, e infatti vi sono eternamente grato e se mi incontrate a giro fermatemi che vi ringrazio personalmente e magari vi offro anche da bere oppure se sono senza soldi come sicuramente sarà in quanto sono povero vi offro dei nuovi vocaboli di mia creazione, per esempio ieri ho inventato il verbo “infelicire” e l’ho regalato a un ragazzo che secondo me ha apprezzato più quello che un Cuba Libre. 
Comunque, dicevo: vi ho chiesto io di nominarmi per quella categoria semplicemente perché non appena ho visto che ai Macchianera Italian Awards 2014, cioè gli oscar del web, era presente la categoria Miglior sito LGBT ha iniziato a pulsarmi la vena e ancora adesso continua a pulsare. 
Forse non è rabbia, forse è un virus.
No, invece è rabbia. Cosa significa Miglior sito LGBT? (è una domanda retorica, non rispondete che ora parto con la filippica)
FILIPPICA
Cosa significa LGBT? Significa lesbo-gay-bi-trans, ossia è un termine che identifica genericamente la comunità omobitransessuale e tutti i diecimila altri sottoinsiemi. Quindi, cosa significa essere in nomination per il miglior sito LGBT? Significa che il sito parla di argomenti LGBT? Oppure significa che il suo autore appartiene alla comunità LGBT? Oppure ancora significa che il sito ha un pubblico LGBT? 
Forse tutte e tre le cose, ma io vi dico questo: la presenza di questa categoria ai MIA è una stronzata
Ragion per cui VOGLIO VINCERLA, naturalmente.
Io mi sono stufato di un mondo in cui sono necessari i locali gay, le riviste gay, i giornali gay, i siti gay, i festival di cinema gay, i programmi televisivi gay, i fumetti gay, la letteratura gay, le icone gay, il gelato gay, il presepe gay, il cibo gay, la musica gay, i politici gay. 
Una cosa sono la cultura e la tradizione queer, che è giusto preservare perché è divertente e fa parte della storia del mondo, un’altra è questo bisogno di farci vedere sempre come un ghetto distinto dagli altri. 
Attenzione: non voglio dire che sia totalmente colpa nostra, di noi omosessuali, cioè. In un mondo dove nel caso migliore ci vengono negati diritti importantissimi tra cui quelli di sposarci e di poter adottare figli, e nel caso peggiore veniamo discriminati sul lavoro, a scuola, in televisione, o picchiati o imprigionati, o perfino condannati a morte per via della nostra sessualità o identità di genere, in questo mondo, dico, è sacrosanto poterci ritagliare degli spazi dove essere liberi e dove poter gridare a gran voce il nostro orgoglio.
Tuttavia, addirittura la presenza di un premio apposito sul web, che dovrebbe essere il mezzo di libertà estrema, mi sembra eccessivo. Significa che in tutte le altre categorie dei MIA non sono presenti nomination a omosessuali? Ahhhh, che ingenui, ma da dove venite, dalla montagna delle bolle blu? Volete dire che non ci sono omosessuali nella categoria Miglior foodblogger? Errore. Volete dire che non ci sono omosessuali tra i blog di Genitori e figli? Errore. Non ci sono omosessuali tra i personaggi migliori della rete? Errore. 
Per fortuna di tutti quanti gli omosessuali sono dappertutto e, sempre per fortuna di tutti quanti: CHISSENEFREGA SE SONO GAY. 
Altrimenti dovremo dividere tutti questi premi in due gruppi, in base alla sessualità. Ma potremmo farlo anche per il colore della pelle, o dei capelli, o per il colore dello sfondo del sito. E il mio sito giallino non si discrimina, chiaro? Okay, sono stanco, inizia a essere difficile seguirmi, devo concludere prima che chiudiate la pagina con l’emicrania.
Ora, il mio blog ha sempre avuto una parte dedicata ad argomenti LGBT. Questo perché io sono gay, dichiarato e serenamente conscio di ciò, ed è una parte importante di me che non voglio e non posso nascondere. Però io sono anche molto altro, per esempio uno che fa stronzate, e infatti principalmente questo blog è un blog di stronzate. 
Vi linko qui qualche post in cui ho affrontato tematiche LGBT. 
Ora, in nomination con me ci sono dei colossi del web come Le cose cambiano, che stimo nonostante non mi caghino mai quando gli scrivo le mail, e persone/personaggi fantastici come The queen father, che amo alla follia anche se lo invidio perché va a Disneyland ogni tre settimane ma se non lo conoscete dovete rimediare per forza. Quindi, vincere sarà difficile ma chissenefrega, è una strepitosa occasione per riempire i social di foto promozionali e aspettavo questo momento da un anno. Quindi… che vinca il migliore!
COME VOTARE
Votare è facile: qua sotto metto la scheda, voi dovete inserire nome e mail (non avrete spam ve lo giuro), cliccare all’inizio su Ho capito e votare per almeno dieci categorie. Alla categoria 33 ci sono io, Zucchero Sintattico. Alla fine su Invia, in basso.
Se vincerò io, ma anche se non vincerò, vi prometto che lotterò perché dall’anno prossimo ai MIA non ci sarà più la categoria Miglior sito LGBT, sostituita da Miglior sito di stronzate. Ecco. Quella la vincerò senz’altro.

Sto caricando…

Le fave del mio Grindr

Visto che nelle ultime settimane ho contribuito più o meno volontariamente a portare gioia amorosa nei cuori di svariate mie conoscenze – non ultima quella della Spora che mi ha detto che, testuale, “porto fava”, riferendosi al sostanzioso legume con cui in Toscana siamo soliti chiamare l’organo maschile – ho pensato che sarebbe carino mettervi al corrente della mia situazione sentimentale.
Sono single. 
Lo scrivo perché solitamente quando pubblico cose di questo tipo poi trovo tutti quei commentini dolci tipo “Nooo ma come mai sei single?” o anche “Mi dispiace, ma come è possibile?” o anche “Eppure sei così carino e simpatico e intelligente” o anche “Se fossi un uomo gay ci proverei” o anche “Se anch’io fossi single mi metterei subito con te così non saremmo più single” e sono tutte cose che mi fanno un sacco piacere. Sì: il vostro affetto virtuale e i biscotti di mia nonna mi fanno sentire amato, embè?
Vediamo adesso di scoprire il motivo, e proviamo a farlo analizzando gli incipit delle mie conversazioni su Grindr, quella chat che utilizzano gli omosessuali convinti, gli omosessuali meno convinti e perfino quello straordinario spaccato umano che si raduna sotto il nome di “etero curiosi”
Gusti, su Grindr

Oggettività, su Grindr

La mia vita, su Grindr

Domande, su Grindr

WHAT THE FUCK?!, su Grindr

Pulizia, su Grindr

89 24 24, su Grindr

Ha vinto tutto, su Grindr
Insomma, le fave che trovo io su Grindr sono vere e proprie fave, perché in Toscana usiamo il sostanzioso legume anche per fare simpatici paragoni con le dimensioni dei cervelli. 
Certo, c’è da dire che io non mi pongo benissimo. Mi sento un po’ come gli opliti, che sono i soldati ateniesi che scendevano in battaglia con addosso trentacinque chili di bronzo. Scusate se uso qualcosa di culturale per fare una metafora e non le solite citazioni delle Destiny’s child, ma torno ora da una lezione di storia marziale greca. Dicevamo, gli opliti, che avevano un’armatura che resisteva a qualsiasi attacco frontale, ma lasciava scoperti dei punti. Forse è in quei punti che ho bisogno di essere sorpreso.

Russian roulette

È strano come passino mesi senza che tu senta parlare di una certa cosa, e poi in un solo giorno ti capita di averci a che fare diverse volte. Non vi è mai capitato? A me sì, ieri. L’ultima volta che avevo sentito parlare della Russia era quando mi sono informato sulla nazionalità delle Serebro, che sarebbero quelle graziose signorine che cantano Mama lover.
Nella foto, le Serebro mentre si allenano in macchina:
ogni occasione è buona per esercitarsi.
Invece, ieri ho avuto a che fare con la Russia per tre volte.
#1, Anna Karenina
Nella foto, Belen dove
si meriterebbe di stare

Sono andato al cinema all’aperto a vedere Anna Karenina, che praticamente è la storia di una donna che diventa molto libertina e per questo viene denigrata dall’alta società. Un po’ come Belen Rodriguez, se solo Belen Rodriguez non parlasse come un tricheco ferito, e se solo Belen Rodriguez fosse bella almeno un briciolo di quanto è bella Keira Knightley, e insomma non so se si è capito ma Belen Rodriguez non mi sta tanto simpatica.
Andare a vedere Anna Karenina si è rivelata una bella esperienza per vari motivi, che vado ad elencare: il conte Vronskij; il film che tutto sommato ha delle trovate interessanti; i baffi del conte Vronskij; la fauna umana presente in sala, costituita dal 95% da donne sulla cinquantina; gli occhi del conte Vronskij; nei momenti di più alta drammaticità, percepire gli eterosessuali maschi che se li dormivano sonoramente; le mani del conte Vronskij, sì, anche le mani.
#2, il tizio di Grindr che parla solo russo
Le premesse non erano delle migliori, insomma. Ma se c’è una cosa che ho imparato dalla Bibbia, è che quando sei curioso non è un reato così grave affidarsi a Satana. Che in questo caso è Google Translate. È iniziata una simpatica conversazione sull’Italia e sulla Russia, che è stata curiosamente interrotta quando mi ha chiesto se io avessi un’attività o una passività.
Tornato dal cinema, mi dispiaceva averlo abbandonato lì e allora gli ho chiesto quando sarebbe partito, e lui ha risposto che il giorno successivo sarebbe tornato a Mosca, e io mi sono tanto sentito Anna Karenina quando il conte Vronskij le dice che l’esercito lo convocava in quella fredda città del nord dove lui sarebbe morto pensando a lei e tutte le donnette in sala piangevano tranne quella che se ne è uscita con una considerazione piuttosto fuori luogo sulla collana di Keira Knightley. 
#3, Putin approva la legge anti-gay
Già. In questi giorni in Russia ci sono degli scontri perché è stata appena approvata la legge che vieta la propaganda omosessuale. È una cosa che fa rabbrividire. In Russia non si può parlare bene di omosessualità, non si può parlare di gay ai minori, non si può far parte di associazioni che difendono i diritti lgbt, non si può essere pubblicamente omosessuali. Putin minaccia anche di sospendere i rapporti con i Paesi che permettono ai gay di sposarsi. Non è niente, se si pensa che in alcuni Stati l’omosessualità è punibile con la condanna a morte, ma a me fa strano pensare a questa situazione quando qui litighiamo su quanto sia o non sia esagerato un Gay Pride.

17.5.2013 – IDAHO

International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia
(ne avevo fatta anche un’altra con l’effettino diverso,
ma mia mamma ha detto che è più bellina questa)
(quella dell’anno scorso è qui)

Liberté, egalité, fraternité

– Parigi duemilaTredici –
#2
Non so se sapete che in Francia è in fase di approvazione la legge sul matrimonio per tutti, che regola le unioni tra persone anche dello stesso sesso. Si tratta di un riconoscimento di importanza enorme per la comunità gay, e per una Nazione il cui motto è Liberté, egalité, fraternité era anche l’oretta di una legge del genere.
Durante il secondo giorno del nostro viaggio a Parigi, esattamente giovedì scorso, ci siamo imbattuti casualmente nella protesta dei contestatori a questa legge. Eravamo davanti ai Giardini di Luxembourg, dopo un lunghissimo giro distruttivo per i nostri piedi. Precisamente non so spiegarvi come mai, ma a molti francesi non sta bene che anche gli altri abbiano i loro stessi diritti (non più né meno: gli stessi). 
Né io né il mio compagno di viaggio Ciuffo (sì, esatto, quello con la testa che sembra un mezzo capitello ionico) sapevamo ancora che due giorni dopo, Sabato 6 Aprile, l’odio che quei contestatori dimostravano in una protesta pubblica sarebbe culminato nell’aggressione di Wilfred De Brujin.

Che in questo momento è in queste condizioni:

E a me adesso viene in mente questa cosa: che prima dei Giardini di Luxembourg, prima del Pantheon, prima della Sorbona, prima di St Severin, prima del Quartiere Latino, prima della libreria Shakespeare and Co, prima di tutto questo ma sempre quello stesso giorno, noi eravamo a Notre Dame. Un luogo estremamente denso di fede, e perfino io che sono ateo ho potuto sentire la forte spiritualità emanata da quella cattedrale. E mi ricordo di una bellissima canzone di un film ambientato a Notre Dame: c’è una ragazza, una zingara, che prega Dio affinché faccia ritrovare agli stessi suoi credenti quei principi che in mezzo a tanto odio sembrano aver smarrito.
Forse una parte di quei contestatori e forse chi ha ridotto così questo ragazzo, visto che pare abbiano tanto tempo da perdere, dovrebbero farsi un giro a Notre Dame.

Io non so se puoi sentirmi
e neppure se ci sei.
Né se ti soffermeresti sui pensieri miei.
So che sono una gitana e non oserei di più
che pregare intensamente 
per la gente come me.


Dio fa’ qualcosa
per quelli che
un gesto d’amore non sanno cos’è.
Dio, questa gente 
confida in Te e solo il Tuo Amore salvarli potrà.


Vorrei di più
di ciò che ho.
Vorrei per sempre la gloria e l’onor.
Vorrei l’amor: gioia nel cuor.
Che Dio mi aiuti ogni giorno, per sempre.


Grazie per quanto possiedo già.
Lo so, non è tanto, ma a me basterà.
Prego per gli altri, fuori di qua:
Falli sentire i figli di Dio.
Sono indifesi, ma figli di Dio.

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     #1 – Minuit à Paris