Hai capito i teletubbies…

Credo sia meglio non spiegare come sono arrivato a parlare dei teletubbies. Ne va della dignità di troppe persone, tra cui un rispettabile professore dell’Università di Pisa. Vi basti sapere che a mensa, quando gli studenti di informatica hanno bisogno di evadere da matrici-variabili-interpreteiterativo-errorialgoritmici, ogni argomento è buono. Dalle maglie (troppo) blu ai teletubbies.

Dunque, cercherò di dare a questo post un tono quasi scientifico, o quantomeno serio. Cerchiamo di dimenticare che stiamo parlando di una trasmissione televisiva per bambini. Già, per chi non li conoscesse, i teletubbies sarebbero dei pupazzetti colorati che ammorbano le giornate di tanti poveri pargoletti (notare la specifica terminologia scientifica delle parole “ammorbano” e “pargoletti”).

Anche chi non li ha mai visti dovrebbe facilmente intuire da questa foto che non si tratta di esseri spaventosi o pericolosi. Sono semplicemente organismi dalla forma pseudo-umanoide (se non fosse per quelle orribili antenne che danno loro un’aria così strampalata). Chi ha sentito la loro voce non potrebbe mai pensare a qualcosa di offensivo o spaventoso.

Ebbene: le apparenze ingannano.

Non sto scherzando. Wikipedia non scherza, mai. E alla voce teletubbies si fanno un mucchio di sensazionali scoperte (che personalmente non avrei mai fatto, perché non sono solito impiegare il mio tempo con queste ricerche, ma per fortuna uno studente di quelli di cui ho parlato sopra si è dato da fare e la prima cosa che mi ha detto stamani è stata questa).

I teletubbies sono ENORMI! Il costume di Tinky Winky è di tre metri, quello di Po è due metri e mezzo. E’ sconvolgente! Ma pensandoci bene, come avrebbero fatto delle persone a entrare in quei costumi? E la soluzione ha qualcosa di geniale. Un attore è troppo piccolo per fare la parte di un pupazzino alto quanto un bambino? Beh, facile: rendiamo gigante tutto il resto, e l’attore in confronto sembrerà piccolo!
Ed è ciò che hanno fatto. La casetta è alta cinque metri, l’aspirapolvere può contenere un uomo che la guidi, e – udite udite – i conigli appartengono a una specie particolare (la fiamminga) e possono pesare fino a 15 kg.

Un attacco di teletubbies sarebbe decisamente più pericoloso di uno di tirannosauri. Forse Spielberg deciderà di girare “Teletubbilandia – il Paradiso Perduto“, non so. Dovrebbero inventarci qualcosa. Già mi immagino quanti film catastrofici ci verrebbero bene (la Statua della Libertà rasa al suolo da Po in monopattino; il corso del Nilo deviato dal cilindro di Dipsy; il Colosseo degradato alla funzione di contenitore della palla di LaaLaa), o anche musical (“the Twinky Winky Picture Show“), oppure horror (“Shining – il terribile bimbo sole“), e perché no?, Dan Brown potrebbe farne una delle sue solite caga… ehm… bestseller (“Il codice dei teletubbies“).

Vorrei concludere riportando un paragrafo di Wikipedia. Non c’è bisogno che lo commenti, perché già da sé è molto molto spassoso:


Nel maggio 2007, la parlamentare polacca Ewa Sowinska, deputata del partito cattolico conservatore Lega delle Famiglie Polacche e responsabile dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dei Bambini, accusava la serie tv di contenere segnali a favore dell’omosessualità: «Si tratta di una specie di cartone simpatico e innocuo. Non mi ero però accorta che il protagonista Tinky Winky, porta con sé sempre una borsetta rossa pur essendo un maschio. All’inizio pensai che la borsetta potesse essere una caratteristica di questo personaggio, dopo ho capito che poteva avere un messaggio omosessuale nascosto. Rischia di mandare un messaggio sbagliato ai bambini». Con queste motivazioni la Sowinska voleva affidare a un’equipe di psicologi infantili un’inchiesta sui quattro personaggi della serie televisiva della Bbc. Successivamente la stessa Sowinska ha leggermente calato i toni facendo comunque continuare la valutazione se sospendere la programmazione dei Teletubbies.[1]

La parlamentare polacca non è stata l’unica a tacciare di omosessualità Tinky Winky, di fatto nel 1999 il reverendo Falwell, della Liberty University a Lynchburg in Virginia, famoso per posizioni più che estremiste, ha fatto notare in un articolo che il personaggio “è viola, come il colore simbolo dell’orgoglio gay, e che la sua antenna è a triangolo proprio come il simbolo dell’orgoglio gay” (“he is purple – the gay pride color; and his antenna is shaped like a triangle – the gay-pride symbol”).

Beh, vorrei rassicurare Tinky Winky: non preoccuparti. Se arriva uno squadrone di omofobi ti basterà muovere un braccio per metterli tutti ko. Sei alto tre metri, santo cielo!


Pensieri tra il venerdì e il sabato

Penso che ogni persona abbia cose per cui star male. E che a ognuno sembri che le cose che turbano gli altri siano inezie in confronto alle proprie. Ognuno ha diverse priorità e ambizioni e desideri e agisce di conseguenza, e tutti dovremmo rispettare le priorità e le ambizioni e i desideri di tutti. Penso che… però, che rabbia!

Penso che non me ne importi niente se in un’aula c’è il crocifisso o no. Penso che se chiedi a un qualsiasi studente di una qualsiasi scuola italiana di disegnare un’aula, il crocifisso sarà l’ultima cosa che mette (sempre che non lo dimentichi, cosa altamente probabile). Penso che il crocifisso sia un demoniaco strumento di distrazione di massa, che distoglie l’attenzione da cose più gravi. Uno specchietto per le allodole. Penso che gli italiani siano bravi a fare le allodole, ma sono ancora più bravi a fare gli ipocriti.

Penso che il cus cus sia davvero squisito.

Penso di essere un tantino fuori posto. La dimensione che mi appartiene è diversa. Non peggiore, non migliore: semplicemente diversa. Una dimensione per diversi. Penso che se mai troverò il buco che porta al Paese delle Meraviglie, mi premurerò di portare alcune persone con me. Per quanto questo mondo non sia il mio, ci sono alcuni dei suoi abitanti a cui voglio ancora troppo bene perché io possa lasciarlo senza rammarico.

Penso di avere un palloncino in gola. Pieno d’acqua.

Penso che il mondo sia fondamentalmente maschilista. Penso che il mondo sia fondamentalmente vecchio. Se le donne e i giovani avessero più spazio, il mondo godrebbe di una sana e pura libertà. E quando parlo di “libertà” io intendo quella vera, non quella che ti pubblicizzano accanto ai nomi dei partiti, sporcandone il significato e offendendone la concezione.

Penso che serva coraggio. Per tutto, in tutto. Sapere che ne uscirai con le ossa rotte e buttarti lo stesso richiede coraggio. Anche avere coraggio richiede coraggio, perché non hai nessuna soddisfazione dall’aver avuto coraggio, anzi, probabilmente dopo ti senti peggio di prima. C’è un’unica cosa a cui potersi aggrappare: la consapevolezza di aver fatto comunque la scelta giusta. Perché la paura non lo è mai.

Penso che non pubblicherò questo post. O forse sì.

Penso che pensare faccia male. A me. Se però il mondo iniziasse a farlo, staremmo tutti molto meglio.

Dietro a una pagina di Architettura degli Elaboratori, in una mattina di pioggia, nel laboratorio I

Evviva il freddo che ti screpola le labbra, i capelli unti, gli anni che passano,
le vostre vite perfette, i film di serie B e la musica commerciale, i cani abbandonati,
gli omologati, le gabbie della società e le catene della mente, evviva la Chiesa,
evviva l’Italia, evviva il lunedì e le bugie e quando ti devi svegliare,
le tastiere inglesi senza lettere accentate, chi non ti risponde ai messaggi,
la convergenza del metodo delle tangenti, evviva i pullman di Lucca e i loro autisti e i loro ritardi,
evviva la kappa, evviva gli ombrelli rotti,
e la pioggia sugli ombrelli rotti, i calli sotto i piedi, il sangue sul dorso delle mani,
il gelo che ti fa stringere le dita, e quando ti dimentichi a casa i cracker,
evviva chi crede di essere originale, evviva che bisogna per forza divertirsi e per forza stare bene
e per forza fare e fare e fare, evviva i sogni distrutti, e i trucioli della gomma nelle unghie, e
chi ti chiede come stai e l’insalata rossa che non so mai come si chiama, evviva gli occhiali
e la barba che cresce di mercoledì, evviva la paura e la cecità
e il grafico della sinusoide, e i telegiornali, e chi ha un unico pensiero in testa, e il pensiero
in testa stesso, evviva le penne che sbaffano, e crescere, e i computer dell’aula I,
e i numeri dispari, e la mia città e il mondo,
ed evviva tutte queste cose, ed evviva voi, perché mi fate ridere.

Bei vecchi tempi, hard times

Nuoto nel no sense. Che sarebbe la mia dimensione. La mia realtà non risponde alla precisione alla logica ai limiti io sono un pazzo vivo su una mela, anzi vivosunamela. Ora, mettiamo che sia vera la tua bocca (e si dà il caso che stia concependo una possibilità davvero molto remota, quelle labbra non. possono. essere. reali). Mettiamo che sia vera, però. Ebbene mi chiedo se tu non abbia pensato di usarla poiché io sinceramente non vorrei che andasse sprecata, don’t you? E svio l’attenzione dalla sostanza sporcando le parole con inutile formalismo; e il perché non lo so: in fondo questo cervello è il mio; e intanto, mi auguro una dolce notte.



Citazioni cercasi

Sono le dieci e venti e non ho tempo di fare nulla se voglio andare a dormire ad un’ora decente. E sarebbe il caso di farlo. Ieri sera, dopo secoli e secoli, mi sono infilato nel letto prima di mezzanotte (okay, diciannove minuti prima della mezzanotte, ma comunque prima!) ed in effetti stamattina ho notato che ero più sveglio. Strano (ironia mode ON). Comunque, tutto questo papiello iniziale serve per dire che non ho abbastanza tempo per fare niente di interessante, come guardare un film, o finire di mettere a posto l’armadio, o studiare. Ah, no, avrei tempo per studiare, ma è la voglia che scarseggia. Beh, ad ogni modo, il tempo che mi rimane è sufficiente per scrivere qualche cazzatina qui. E ne approfitto per chiedere aiuto.

L’armadio. Ecco, vi spiego: l’armadio di camera mia aveva sei ante bianche. Orribile. Sembrava di stare in una stanza di ospedale, tutto bianco. Ecco perché tempo fa ho deciso di ricoprire un’anta con vignette di fumetti disney. E senza presunzione posso affermare di aver compiuto un lavoro fantastico, anche grazie a mia sorella e ai miei cuginetti che mi hanno aiutato e tenuto compagnia.

Una settimana fa, PURTROPPO, mi è venuta in mente una nuova idea. Ricoprire un’anta di citazioni di film, libri, canzoni, autori, testi, dialoghi… Ho dunque iniziato a cercare queste citazioni. Le ho stampate e ho iniziato ad attaccare. Il problemuccio è che ho finito il materiale quando avevo appena superato metà anta. Ho tutta una metà da completare!

E qui entrate in gioco voi, miei pochi ma buoni lettori.
Sicuramente ci sarà qualche film che ho dimenticato, qualche canzone che ho scordato, qualche autore che non ho considerato, qualche libro che non ho… E che palle, avete capito!
Vi chiedo di darmi tutto quello che vi viene in mente, e possibilmente scrivete anche la fonte. Voglio inserire solo frasi che mi colpiscono o che rappresentano qualcosa per me, altrimenti non ha senso. Ma al contempo devo finirlo, perché così incompiuto è un troiaio.

Help me!

Grazie 🙂

Saper sognare

Il giovane sedeva solo, con accanto l’ombra della sua sconfitta, vicino a una comitiva di donne e bambini in gita […] Pensava: i poeti vivono e camminano insieme alla loro poesia. L’uomo a cui è dato avere visioni non ha bisogno di altra compagnia.


[ Dylan Thomas,
Ritratto dell’autore da cucciolo ]


Stregatto

Se non ci fosse un domani

Circa 200 anni fa Benjamin Franklin spiegò al mondo il segreto del suo successo: non fare mai domani quello che puoi fare oggi. È l’uomo che ha scoperto l’elettricità, molti di noi dovrebbero ascoltare quello che ha detto.
Non so perché noi procrastiniamo le cose, ma se dovessi indovinarlo direi che ha molto a che fare con la paura. Paura del fallimento, paura del dolore, paura del rifiuto. Talvolta la paura è solo quella di prendere una decisione perché …se ti fossi sbagliato? Se stessi facendo uno sbaglio irrimediabile? Di qualunque cosa si abbia paura, di sicuro c’è una verità: nel momento in cui il dolore di non fare una cosa diventa più forte della paura di farla, ci si sente come se si avesse un tumore gigantesco.


L’uccellino mattiniero acchiappa il verme. Chi ha tempo non aspetti tempo. Colui che esita è perduto. Non possiamo far finta che non ci sia stato detto: abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento. Però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori. Dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell’oggi sotto il tappeto del domani, fino a che non potremo più farlo, fino a che non comprenderemo da soli quello che voleva dire Benjamin Franklin: che cercare risposte è meglio che farsi domande, che stare svegli è meglio che dormire.

E anche il più terribile fallimento,
anche il peggiore,
il più irrimediabile degli errori,
è di gran lunga preferibile al non averci provato.

[ Grey’s Anatomy ]

Pesante


Perché quest’uomo non vuole cadere,
nonostante sappia
perfettamente
che il cielo che lo aspetta non sia
poi
così male?