Venerdì 13 // Jenny from the block

Siamo già al quinto appuntamento con Venerdì 13, la rubrica condivisa tra Zucchero Sintattico e Trashipirina che ogni Venerdì ci svela i segreti dei video delle star. A proposito di star, oggi parliamo di una cantante barra attrice barra ballerina. Quante cose, eh? Non vi sta già deliziosamente sul culo? E dire che lei di culi se ne intende, visto che ne ha uno che pare una baleniera.
Jennifer Lopez nasce nel luglio del 1969 da una famiglia di origini portoricane che ha il buon gusto di fornirle un nome estremamente musicale, come se già i genitori sapessero che avrebbe dovuto scalare le classifiche mondiali. Scalarle con un nome come il suo è più semplice. Io non posso fare altrettanto, per esempio, visto che di Alessandro Bianchi ce ne sono a centinaia, e uno frequentava pure la mia palestra.
Bene, ora che ho fatto il piantino posso continuare.
Jennifer Lopez nasce a Castle Hill, un quartiere del Bronx di New York con un tasso di criminalità piuttosto elevato. Nel senso che la nostra JLo sarebbe potuta diventare benissimo una prostituta eroinomane che passa i sabati a svaligiare gli appartamenti di Manhattan per avere i soldi per la droga, e invece ce la troviamo su MTV a cantarci la lambada. Com’è ingiusto il mondo, eh?
Nel 2002 ha la voglia di comunicare al mondo che no, il successo non l’ha mica cambiata, che certo che lei è la stessa ragazza di prima, acqua e sapone, che lei si ricorda da dove viene, eh, perché lei è ancora la Jenny, “Jenny del quartiere”, la Jenny from the block.

Ora, la cosa curiosa è che lo fa con un video in cui sembra tutto fuorché la Jenny del quartiere. Quello che noi vediamo, in effetti, è una Jennifer Lopez che balla indossando una pelliccia ricavata sicuramente dopo aver scuoiato un orso polare. Non solo, ma la vediamo in compagnia del suo fidanzato di allora, Ben Affleck – anche lui ragazzo del quartiere infatti è uno strapagato attore hollywoodiano – prima su uno yatch e poi su una decappottabile.

Sì, JLo, ti adoriamo, lo sai. Ma il block, la prossima volta, tiratelo in testa. Di cemento.
Don’t be fooled by the rocks that I got
I’m still, I’m still Jenny from the block
Used to have a little, now I have a lot
No matter where I go
I know where I came from

Venerdì 13 // Look at me

Eccoci al quarto appuntamento con la rubrica che tengo contemporaneamente su Zucchero Sintattico e Trashipirina (un blog che vi consiglio di leggere se vi piace un commento arguto sul mondo del gossip e del trash). 
Ve le ricordate le Spice Girls? Ma certo che le ricordate. So che avete segretamente pianto quando si sono sciolte. So che siete corsi a chiudervi in bagno, guardare il vostro riflesso nello specchio e sussurragli, con in volto la determinazione di chi non si arrende: “Non è finita. Andremo avanti senza di loro”. No? Non l’avete fatto anche voi?
Ehm, andiamo avanti. 
La prima a lasciare il gruppo è stata Geri Halliwell, ed è del suo abbandono che vorrei parlare oggi. Corre voce, una voce mai smentita, che negli ultimi mesi del 1997 la Halliwell si contendesse la leadership del gruppo contro Melanie B. Prima di proseguire nel racconto vorrei che spendeste qualche minuto a immaginarvele tutte e cinque mentre si mordicchiano e si strappano i capelli ed extension.
Succede che nel 1998 Geri non prende parte alle ultime due tappe dello Spiceworld Tour. Le sue candide compagne giustificano la sua assenza dicendo che ha preso la gastroenterite. Cioè diarrea, vomito e crampi addominali. Che troie, eh? Il 31 Maggio dello stesso anno Geri Halliwell annuncia ufficialmente il suo abbandono e dichiara alla stampa:

Purtroppo devo confermare che ho lasciato le Spice Girls perché c’erano troppe differenze tra di noi. Sono sicura che il gruppo continuerà ad avere successo e auguro loro tutto il meglio

mentre in realtà sta pensando:

Quelle quattro puttBIIIP me la pagheranno cara. Senza di me non sono una seBIIIP. Spero di trovare quella zocBIIIP di Victoria a battere insieme ai viados e alle Melanie, che poi è un nome di meBIIIP e noi nel gruppo ne avevamo due, mica una sola. E dell’altra figliola lobotomizzata non me ne importa un emerito caBIIIP, ricoveratela

Comunque sia, l’abbandono di Geri è una pagina importante di quel periodo del mondo spettacolo. Le azioni della casa discografica EMI crollano, la notizia fa il giro del mondo. Le Spice superstiti sono costrette a riorganizzarsi in altri modi, cercano eventuali sostitute di Ginger ottenendo solo picche.

Nel frattempo, anche Geri si sta preparando. Un anno dopo, nel maggio 1999 esce il suo primo singolo da solista, Look at me. Nel video si vede un carro funebre che trasporta la bara di Ginger, come a sottolineare la separazione definitiva dalle Spice Girls. Ginger è morta, Geri è appena tornata.

Look at me
you can take it all because this face is free
maybe next time use your eyes and look at me
I’m a drama queen if that’s your thing baby
I can even do reality

Venerdì 13 // Rehab

Buongiorno a tutti, questo è già il terzo appuntamento di Venerdì 13 che tengo su Trashipirina. A differenza dalle scorse volte, tuttavia, oggi sarò relativamente breve: la storia che sta dietro la canzone di cui vorrei parlare è già così popolare che non c’è bisogno di tante manfrine.
Credo che tutti conosciate quello che chiamerei il piccolo problema di Amy Winehouse. No, non il fatto che è morta. Mi riferisco chiaramente all’alcool e alla droga. Rehab è una di quelle canzoni che parlano davvero dell’artista che le interpreta: c’è lei che dice no, no, no al centro di riabilitazione (rehab-ilitation center) per disintossicarsi dall’alcool. Perché si è rifiutata ce lo spiega direttamente Amy Winehouse sul Sun:

« Ho chiesto a mio padre se pensava che ne avessi bisogno. Ha detto “No, ma dovresti provarci”. Quindi l’ho fatto, solo per 15 minuti. Ho detto “ciao” e ho spiegato che bevo perché sono innamorata e ho rovinato la mia relazione. Poi sono uscita »

Per oggi la concluderei qua. Sono proprio curioso di leggere tanti commenti acuti e/o moralisti sul fatto che sia assolutamente sbagliato bere per amore. Penso che li leggerò mentre ascolterò questa canzone straordinaria.
The man said ‘why do you think you here’ 
I said ‘I got no idea 
I’m gonna, I’m gonna lose my baby 
so I always keep a bottle near’ 
He said ‘I just think your depressed, 
this me, yeah baby, and the rest’ 

Venerdì 13 // I’m a Slave 4 U

Eccoci giunti al secondo appuntamento della rubrica settimanale che tengo su Trashipirina. Oggi vorrei parlarvi di una tra le puttanpop più famose del mondo dello spettacolo. Prima di farlo, però, capiamo cosa significa questo termine.
Dicesi puttanpop la cantante che usa la propria arte, di solito musica leggera, per provocare ed esagerare, utilizzando coreografie particolarmente spinte ed accattivanti. Ora, le puttanpop possono essere puttanpop di nascita se già dal primo singolo dimostrano di essere delle vere amabili troiette da discoteca; oppure possono diventare puttanpop dopo un periodo casto e puritano. In quest’ultimo caso c’è un momento di passaggio – chiamato puttanizzazione – in cui l’artista consacra la sua svolta.
La piccola Britney Jean Spears all’età di undici tenerissimi anni entrava a far parte del Mickey Mouse Club che, come potete facilmente arguire, non era un programma molto trasgressivo. L’immagine che dà di sé è infatti quella di una giovane fanciulla ingenua. Immagine che, salvo rare eccezioni, conferma anche quando entra definitivamente nel mondo della musica. 
Infatti, quando la Spears canta “Hit me baby one more time” non sta chiedendo un’ulteriore frustatina col gatto a nove code. E basta dare un’occhiata ai titoli delle canzoni del suo primo album per capire che abbiamo a che fare con una suora mancata:
– Born to make you happy
– From the bottom of my broken heart
– I will be there
– I will still love you
– Deep in my heart
– Thinkin’ about you
– I’ll never stop loving you
…ma che palle! Questa cosa della ragazza della porta accanto doveva finire. Nel 2001 Britney era ormai cresciuta e non ce la faceva più di essere considerata una dolce bambina. Voleva gridare al mondo di essere una vera porca. È così che inizia il processo di puttanizzazione per Britney Spears: con ombelichi sudati, con orge dentro una sauna, con sculettamenti al tramonto. Esce I’m a Slave 4 U, il singolo che segna l’inizio di una nuova era.

I’m a slave for you. 
I cannot hold it; 
I cannot control it. 

I’m a slave for you. 
I won’t deny it; 
I’m not trying to hide it. 

Venerdì 13 // Outside

Un mio caro amico, il Doctor Ci, ha aperto il blog Trashipirina. È molto carino, dispensa quelle pillole di troship (che è una parola che ho inventato io fondendo “gossip” con “trash”) che il mondo dello spettacolo offre ogni giorno a noi umani, e le condisce con appunti simpatici e altrettanto trash. Ora, la cosa buffa è che il Doctor Ci mi ha chiesto di tenere una rubrica settimanale sul suo blog, senza impormi limitazioni in lunghezza o contenuti. Un po’ come la Rai con Celentano, solo che lui viene pagato milioni per dire cose molto meno interessanti delle mie che invece sono enucleate gratuitamente. Già.
Comunque, il contratto prevede che la mia rubrica esca il venerdì e che io ve la riproponga anche qui su Zucchero Sintattico. Si chiama Venerdì 13. Ma attenzione: si scrive 13, ma si pronuncia trashdici.
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Salve a tutti. Sono un po’ emozionato: è la prima volta che scrivo qui e spero che perdonerete qualche mia defaianc… defaillan… def… Comunque. È stato un onore per me quando il Doctor Ci. mi ha proposto di tenere una rubrica qui sulla sua esordiente Trashipirina. Non ho avuto dubbi nell’accettare. Non arrivo ai livelli del dottore, ma in quanto a trash anch’io me la cavicchio. La mia intenzione è quella di raccontarvi ogni volta la storia di un video musicale: esistono un sacco di vicende legate ai video che MTV si sogna di divulgare.
Per inaugurare questo spazio, ho scelto di partire con Outside di George Michael.
È il 7 Aprile 1998. Era un martedì, e George Michael non aveva ancora mai dichiarato di essere gay. In futuro dirà che aveva paura di dare un dispiacere alla madre, che probabilmente era rimasta l’unica a non essersene accorta. Martedì 7 Aprile 1998 George Michael agli occhi del mondo doveva essere un sanissimo eterosessuale. Ma non per molto ancora.
George si trova al parco cittadino di Beverly Hills e gli scappa la pipì, così decide di andare in bagno. Lo segue un tipo. Il cantante pensa semplicemente che sia un tipo “strano”. Il tipo strano si chiama Marcelo Rodriguez ed è un poliziotto della buoncostume in borghese.
Possiamo ricostruire cosa successe in quel bagno dalle simpatiche e per nulla allusive dichiarazioni del cantante stesso: Beh, mi ha seguito al bagno e poi, questo poliziotto – beh, io non sapevo fosse un poliziotto allora, ovviamente – ha cominciato a fare quel gioco… credo si chiami “io ti faccio vedere il mio, tu mi fai vedere il tuo, e quando tu mi fai vedere il tuo, io ti arresterò”.
Effettivamente il cantante viene arrestato per “esplicite proposte sessuali“, con una multina di 800 dollari e l’obbligo di 80 ore di lavoro socialmente utile. La sua difesa non fu poi molto convincente: Quando uno ti fa vedere i genitali, non pensi automaticamente che sia un poliziotto. E io non ho mai saputo resistere ad un pasto gratis.
Ma né George Michael né i suoi produttori erano degli sprovveduti. Riuscirono a trasformare l’intera vicenda in una straordinaria nuova linea artistico-musicale. Infatti, pochi mesi dopo la vicenda, MTV faceva ruotare il nuovo singolo di George Michael, Outside
Guardatelo, e ditemi: notate un vago riferimento alla vicenda?

Let’s go outside
In the sunshine
I know you want to, 
but you can’t say yes
Let’s go outside
In the moonshine
Take me to the places 
that I love best