QUESTO è Lunatika.

Partirei da una citazione. Massì. Il citazionismo non è effettivamente solo molto funzionale, ma va pure di moda.
 Io sono Oberon Dj, voi siete pura eccitazione, e questo è il Lunatika!
Ebbene, non sono d’accordo. O meglio: questa definizione è approssimativa e rischia di far capire che il lavoro che c’è dietro Lunatika sia stato minimo o superficiale. Provo io – dal mio modestissimo punto di vista – a spiegarvi cos’è Lunatika.
Lunatika è un insieme di canzoni che riflettono umori e caratteri. C’è Battiato, ma c’è anche Marilyn Manson; ci sono i Ladytron così come gli Infernal; c’è il re del pop ma anche i Baroni delle sagre; c’è il motivetto del Mojito (dum dum dum dum dum dum dum dum dum du!) e un sacco di altre cose.
Lunatika è William Shakespeare. Non un bardo, ma IL Bardo. 
Lunatika è il Sogno di una notte di mezza estate. Gli intrecci sono praticamente ricalcati; le caratteristiche dei personaggi sono riprese da quelle del testo originale; perfino il titolo richiama alla luna, elemento importante dell’opera di Shakespeare.
Lunatika è il gruppo che si è formato due anni fa durante un corso di scrittura. In particolare Giovanni Beani, Riccardo Francesconi, Laerte Neri e Daniele Pierotti, che per mesi e mesi ogni settimana si sono trovati  insieme a me, Tiz e Fede per dare una forma a questa commedia.
Lunatika è Mattia, che non solo mi ha aspettato per quaranta minuti al Bruchetto (ordinando mezza dozzina di caffè) per fornirmi di pantaloni enormi, che non solo riesce a infrangere il codice stradale (per sbaglio) più volte durante la stessa serata, ma che soprattutto è un fonico eccezionale.

Lunatika è Chiara, che ha inventato la coreografia della sigla, e si è preoccupata che non venisse un troiaio. E soprattutto ha il merito di non essere esplosa quando, circa mezz’ora prima dell’inizio della prima, le ho comunicato che sarebbe stata il nostro aiuto di scena.

Lunatika è Andrea, il nostro straordinario tecnico delle luci, capace di salire su una scala a duemila metri di altezza (erano meno? Mh…) per sistemare un’americana – che per chi non se ne intende, come me, è un faretto – e che mi ha “illuminato” (notare il gioco di parole) sul fatto che lui vede più persone con gli occhiali da sole in discoteca che di giorno…
Lunatika è una stanza della sede di Mangwana, in Via San Nicolao, a Lucca, composta da due tavoli, una lavagnetta con incisa la parola CULO e decisamente troppe sedie.

Lunatika è Igli, che oserei definire la vera rivelazione del coro. Ad un’occhiata superficiale può apparire un po’ tra le nuvole, ma quando si tratta di beccare è un vero maestro. A proposito, mia nonna è ancora sotto l’effetto afrodisiaco dell’occhiolino che le hai fatto!

Lunatika è Federica, che è stata capace di trasformarsi da buttafuori rigida e impassibile (non le è piaciuta nemmeno la mia sciarpina grigia! Tks.) a dolcissima ballerina dal vestito luccicoso.

Lunatika è un telo nero su cui un gessetto ha impresso le differenze che sussistono tra l’iconografia di una banana e quella della luna.
Lunatika è una rete di metallo da buttare via, riciclata in modo da essere una fantastica scenografia.

Lunatika è Michele, un barman d’eccezione. Forse l’ho fatto patire un po’ per i costumi, al punto che il giorno dello spettacolo mi ha portato ben quattro combinazioni diverse di camicie e pantaloni, ma resterà il miglior preparatore di Desdemopolitan della Terra

Lunatika è Cecilia, la straordinaria Polly. È inutile e scontato che io dica che mi ha fatto scompisciare, forse è più simpatico farle sapere che qualche ragazzo mi ha chiesto il suo numero di telefono…

Lunatika è un’intricata tabella di orari impossibili da far combaciare, e delle accese discussioni su Facebook per capire quando poter mettere le prossime prove.

Lunatika è Francesco, il cui entusiasmo mi ha fatto tornare il buonumore. È un ragazzo molto disponibile, ma soprattutto la sua euforia per la partecipazione a questo spettacolo era tangibile, e per un regista questo è meraviglioso e appagante.

Lunatika è Alfredo, che ha interpretato un Ughino the king di gran lunga migliore di quello che era stato pensato, che è stato mesi a imparare la coreografia del Ballo del Pesce e si è anche fatto una cultura sulla discografia di Giuliano e i Baroni per entrare meglio nella parte – o per mero diletto, ma preferisco pensare che l’abbia fatto per una questione di interpretazione. Penso che sarebbe stato impossibile dare un’umanità a un personaggio stereotipato come il suo. Toh, il Marasti è riuscito anche in questo.

Lunatika è Giulia, che Sabato pomeriggio è stata l’unica che è riuscita a farmi calmare per qualche minuto. Le avevo chiesto se aveva del ghiaccio per i cocktail del bar, e lei mi ha risposto domandandomi se erano troppo pochi 240 cubetti – una quantità che superava di gran lunga le mie aspettative.

Lunatika è Nanou, che a Settembre mi fermò per strada e tutta contenta mi disse “Aleee ma allora sono io Mery! Ho letto il copione: il mio personaggio è odiosissimo!!!“; piano piano ha iniziato a prendere confidenza con la parte, arrivando alla fine con un’interpretazione perfetta della puttansuora del Lunatika. La dimostrazione che nel teatro… “non ci si finisce mai di divertirsi“.

Lunatika è Martina, che aveva iniziato questo progetto come costumista e che ha dovuto mollare perché abitando a Firenze le era impossibile partecipare in maniera più attiva. Ma la ringrazio lo stesso, perché era entusiasta di far parte ancora dei Postumi, e la avviso che prima o poi tornerà tra noi, non se la scampa.

Lunatika è un tempo che va dai cinque minuti all’ora e mezzo; un tempo che regolarmente, dopo ogni prova, veniva speso nella mia macchina, a parlare di questo spettacolo, di come erano andate le prove, di come gli attori erano migliorati, di cosa non veniva ancora bene, di come avremmo potuto insistere sulle scene, di quanto fossimo indietro, del perché facessimo teatro, di chi ce l’aveva fatto fare, di quanto eravamo stanchi, di quanto eravamo fieri.

Lunatika è Lorenzo, che mi ha sempre dato l’idea di possedere la tenerezza e la giocosità tipica dei bambini. Un ragazzo che – posso dirlo? daidaidaidai – ho visto crescere (artisticamente parlando), da quando ha creato la prima sua bozza del personaggio a quando, in scena, sotto la luce delle americane di Ponte a Moriano, ha dimostrato di incarnare il vero Oberon Dj, sicuro, freddo e perfetto.

Lunatika è Eleonora, che alla fine di tutto mi fa “Certo è difficile fare le cretine, io non credevo fosse così…”. Un plauso particolare per essere andata a importunare mia mamma, che Domenica a pranzo mi ha elencato tutti i motivi per cui le ha chiesto di non mettere la sua foto su facebook.

Lunatika è una fontana fuori da Porta San Gervasio e Protasio. Che qualcuno baciava, ogni santa volta.

Lunatika è Chiara, la discreta spacciatrice di tic tac, di cui però devo denunciare un fatto perché i suoi genitori potrebbero desiderare la mia impiccagione: non l’ho costretta io a tagliarsi i capelli, se lei vi ha detto così sappiate che non è vero! Comunque così sta benissimo, mpf.

Lunatika è Elena, che c’era, ma poi non ci doveva essere più, ma poi finalmente ha deciso che ci sarebbe stata. Avrei voluto lavorare molto di più con lei, ma questioni molto più importanti hanno ostacolato questa cosa. Tuttavia, siamo ancora giovani (io ho 19 anni, lei 18. E NESSUNO DICA IL CONTRARIO, tanto non avete prove) e chi lo sa: magari, in futuro… Puntini puntini, e una faccetta gialla che sorride.

Lunatika è una Barbie, anzi, due Barbie, imprigionate dentro una rete, col solo scopo di non far sembrare quella rete un cestino della spazzatura.

Lunatika è Emanuele, che ha iniziato quest’avventura dicendomi: “Ale, ma non è che mi avete scelto per Dimitri perché sono truzzo, vero?”. E io gli ho risposto che NOOOAFFATTO, perché “Il Giorgi” – chiamiamolo col suo vero nome, anche perché mi ha confessato che non gli piace molto chiamarsi “Emanuele” – in realtà repelle il truzzo. Ma in cuor mio sapevo che avrebbe dato di Dimitri un’interpretazione magistrale. E così è stato.

Lunatika è Tommaso, ed è Giulia. Entrambi si sono dati da fare per accontentare le nostre strambe richieste musicali. Mi hanno confessato che è stato simpatico dover interpretare le mie note che chiedevano “una canzone dance circense”

Lunatika è Anna, che con molta pazienza mi ha mostrato praticamente tutto il suo armadio nella speranza di trovare qualcosa che andasse bene per il suo ruolo da cubista, e che con altrettanta pazienza ha cercato le calze secondo le mie dritte – “a rete, coi buchi grossi. E scure, mi raccomando, sennò non si vedono dalla platea!” -, e che con ancora un sacco di pazienza ha ballato per quasi 80 minuti di canzoni che con ogni probabilità detesta.

Lunatika è Diletta, che vagava per la platea chiedendo – tra le altre cose – una piastra per capelli. Mia sorella ha pensato che tu l’avessi persa… Non aggiungo altro, adorabile scroccona mia!

Lunatika è Guia, che evidentemente era così in sintonia col personaggio da catturarne perfino la sfiga: infatti si è ammalata più volte, durante questi mesi, e nemmeno i fiori di Bach avrebbero potuto farci niente. Una ragazza speciale – e scrivo “speciale”, perché è l’aggettivo più bello che mi viene in mente – che ha avuto l’ulteriore sfortuna di dover interpretare quello che è il personaggio a cui tengo di più, e quindi ha dovuto sopportare tutte le mie elucubrazioni e stramberie. Ma, alla fine, tu ERI Elena, e io sono fiero di te.

Lunatika è Matteo, che non è solo “bono bao” (citando la prima e unica pagina del quadernino delle firme che avevamo lasciato all’ingresso del teatro), e non è neanche solo un ottimo attore, e non è neanche solo capace di fare facce buffissime prima di iniziare un discorso importante, e non è neanche solo perfetto per la parte di Sandro, e non è neanche solo in grado di capire quando ho bisogno di un abbraccio, e non è neanche solo divertente quando durante le prove si accorge di aver saltato una battuta e grida SI-HO-SBAGLIATO-LO-SO prima che tu possa riprenderlo; ma è anche colui che, alla fine dello spettacolo, mi ha salutato dal palco mettendo le mani come quelle di Lady GaGa in Bad Romance, E LO SO CHE È UNA COSA SCEMA MA IO MI SONO COMMOSSO…

Lunatika è Sara, che dovrebbe ricevere l’oscar. Io così ubriaco non sono nemmeno da ubriaco. E lei non aveva bevuto, e aveva pure la febbre. Ed era su quel palco lo stesso…

Lunatika è Fede. Fede che ha scritto Lunatika, Fede che ha scritto Tania, Fede che è Tania, Fede che mi chiede come vestirla due mesi prima che iniziassimo a parlare di costumi, Fede che si scervella per i calzari del suo personaggio, Fede che ascolta i miei sfoghi pre-prove, Fede che sa sempre cosa fare per me ma che non sa mai cosa fare per lei, Fede che si preoccupa se qualche attore è minorenne, Fede che ha sempre la battuta pronta, Fede, la mia amica Fede.

E sì, lo sapete tutti che manca ancora qualcuno. E sapete benissimo che l’ho messo in fondo perché per i più elementari principi di retorica si tiene in fondo quello a cui si vuole dare un po’ più d’importanza.

Ma la verità è che finora avrò descritto più o meno un cinquanta per cento di cos’è Lunatika.

C’è quest’altro cinquanta per cento di cui bisogna parlare, e per forza, perché non mi riesce essere vero ad una cena, perché forse riesco a dire queste cose solo per scritto, magari illudendomi che poi non verranno pubblicate, e forse sembrerò artificioso anche adesso, ma sono le lacrime di ora che mi fanno pensare che invece riuscirò a farvi capire quanto ci tenga.
C’è quest’altro cinquanta per cento che mi ha sopportato per mesi, quando mi incazzavo per quello che in fondo era un niente in confronto a tutta la soddisfazione che ho ricevuto nel mettere in scena Lunatika.
È il cinquanta per cento che ha voluto che io fossi accanto a lui, ha insistito e pregato e fatto salti mortali per convincermi a non lasciare tutto, a non andarmene dopo tre o quattro mesi di lavoro.
È il cinquanta per cento che mi ha consigliato su come agire, che mi ascoltava mentre mi sfogavo, anche se a volte mi sfogavo su di lui, e che mi consolava per quando ero triste, per quando non riuscivo a farmi capire dagli attori, per quando accusavo una certa differenza d’esperienza tra me e lui, per quando sentivo che i miei sforzi erano poco riconosciuti persino da me stesso.
È il cinquanta per cento che conosco come conosco me stesso, e che mi conosce come conosce sé stesso, e che mangia una quantità di pasta difficilmente misurabile dalle bilance che solitamente si tengono in cucina, e che mi manda messaggi tipo “Lunatika sarà uno spettacolo fantastico WAAAAAAAA”, e che arriva persino a comprarsi il portacellulare della Sweet Years solo per averlo arancione, e che se vuole trova del genio e del bello in chiunque, e…
Ed è il cinquanta per cento che mi vuole bene, un bene incondizionato che non vuole davvero niente in cambio, un bene che (io non so come sia possibile) resiste anche a un carattere come il mio, un bene che una volta tanto cazzo voglio gridare perché non è sempre giusto tenersi tutto dentro. (e un bene che adesso mi ha fatto uscire le lenti dagli occhi e qui in laboratorio tutti si stanno chiedendo se ho l’allergia o cosa)

Lunatika è il mio amico Tiziano. Ti. Voglio. Bene.

Ecco. Dovrei aver dato una definizione abbastanza articolata di questo spettacolo.

IO sono Lunatika.

VOI siete Lunatika.

QUESTO
è Lunatika.
1 commento
  1. Tiz
    Tiz dice:

    Esiste un solo modo per commentare. Sì sì. Uno solo.Questo qui.Le americane non sono luci. Sono le cose a cui si attaccano le luci.Non mi sento di aggiungere altro.

    Rispondi

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