Una parola sull’alluvione di Spezia

Se ne sta parlando poco, e sinceramente me ne sfugge il motivo. Mi viene da pensare che forse se muore qualcuno di famoso allora gli si dà spazio, mentre lo stesso trattamento non è riservato a chi non gode della stessa popolarità.
Mi riferisco all’alluvione che ha colpito i paesi tra Liguria e Toscana negli scorsi giorni. Non vorrei scrivere molto, non mi sembra il caso. Chi mi conosce sa che so cosa significa vedere il fango che ti invade casa e te la spazza via. 
Quindi, per quel poco che vale, io vi penso e spero che vada tutto bene.

Dolcenera // One month ago

Amìala ch’â l’arìa amìa cum’â l’é
amiala cum’â l’aria ch’â l’è lê ch’â l’è lê
amiala cum’â l’aria amìa amia cum’â l’è
amiala ch’â l’arìa amia ch’â l’è lê ch’â l’è lê

[ Guardala che arriva guarda com’è com’è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei
guardala come arriva guarda guarda com’è
guardala che arriva che è lei che è lei ]

nera che porta via che porta via la via
nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera
nera che picchia forte che butta giù le porte

nu l’è l’aegua ch’à fá baggiá
imbaggiâ imbaggiâ

[ Non è l’acqua che fa sbadigliare
(ma) chiudere porte e finestre chiudere porte e finestre ]

nera di malasorte che ammazza e passa oltre
nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c’è luna luna
nera di falde amare che passano le bare

âtru da stramûâ
â nu n’á â nu n’á

[ Altro da traslocare
non ne ha non ne ha ]

ma la moglie di Anselmo non lo deve sapere
ché è venuta per me
è arrivata da un’ora
e l’amore ha l’amore come solo argomento

e il tumulto del cielo ha sbagliato momento
acqua che non si aspetta altro che benedetta
acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale
acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte

nu l’è l’aaegua de ‘na rammâ
‘n calabà ‘n calabà

[ Non è l’acqua di un colpo di pioggia
(ma) un gran casino un gran casino ]

ma la moglie di Anselmo sta sognando del mare
quando ingorga gli anfratti si ritira e risale
e il lenzuolo si gonfia sul cavo dell’onda
e la lotta si fa scivolosa e profonda

amiala cum’â l’aria amìa cum’â l’è cum’â l’è
amiala cum’â l’aria amia ch’â l’è lê ch’â l’è lê

[ Guardala come arriva guarda com’è com’è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei ]

acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti
acqua per fotografie per cercare i complici da maledire
acqua che stringe i fianchi tonnara di passanti

âtru da camallâ
â nu n’à â nu n’à

[ Altro da mettersi in spalla
non ne ha non ne ha ]

oltre il muro dei vetri si risveglia la vita
che si prende per mano
a battaglia finita
come fa questo amore che dall’ansia di perdersi

ha avuto in un giorno la certezza di aversi
acqua che ha fatto sera che adesso si ritira
bassa sfila tra la gente come un innocente che non c’entra niente
fredda come un dolore Dolcenera senza cuore

atru de rebellâ
â nu n’à â nu n’à

[ Altro da trascinare
non ne ha non ne ha ]

e la moglie di Anselmo sente l’acqua che scende
dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle
nel suo tram scollegato da ogni distanza
nel bel mezzo del tempo che adesso le avanza

così fu quell’amore dal mancato finale
così splendido e vero da potervi ingannare

Amìala ch’â l’arìa amìa cum’â l’é
amiala cum’â l’aria ch’â l’è lê ch’â l’è lê
amiala cum’â l’aria amìa amia cum’â l’è
amiala ch’â l’arìa amia ch’â l’è lê ch’â l’è lê

[ Guardala che arriva guarda com’è com’è
guardala come arriva guarda che è lei che è lei
guardala come arriva guarda guarda com’è
guardala che arriva che è lei che è lei ]


Dolcenera // Tornato

Il primo svegliarsi, dopo una sciagura, e in un impiccio, è un momento molto amaro. La mente, appena risentita, ricorre all’idee abituali della vita tranquilla antecedente; ma il pensiero del nuovo stato di cose le si affaccia subito sgarbatamente; e il dispiacere ne è più vivo in quel paragone istantaneo.

[ Alessandro Manzoni
I Promessi Sposi – cap II ]

Dolcenera // Buone nuove

Approfitto di questi minuti liberi per aggiornare un po’ il blogghino sulla situazione a casa. Situazione che è molto positiva, direi, in quanto i pavimenti e gran parte dei muri e dei mobili sono stati ripuliti dal fango. C’è ancora molto molto casino, e molte molte cose sono andate perdute, e la pioggia di certo non aiuta, ma siamo tutti stranamente più sollevati. La caldaia è stata recuperata, e questi sono tanti punti. Oggi dovrebbe essere il turno delle pentole e della mobilia, su cui riaffiora il fango anche dopo averla pulita. Io invece sarò impegnato nel cercare di recuperare gli lp di papà e mamma, ma temo sarà un’impresa impossibile. Nel frattempo, ho trasferito parte delle mie cose in una stanza al piano di sopra, a casa dei miei nonni. Se tutto va bene, già da domani dovremmo essere pronti per tornare a dormire là.
Sempre che i vigili ci facciano passare, perché con gran disappunto di papà (e quando dico “gran disappunto” intendo una reazione grottesca come quella fatta al giornalista de La Repubblica, non so se l’avete visto…) oggi sono saltati fuori con l’accesso chiuso persino ai residenti.

Dolcenera // Foto scattate la sera del 27 Dicembre 2009

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Albero di Natale
 
Pattume
 
Pattume (particolare). I miei fumetti
 
 Sul muro la linea dove si è fermato il fango
 
La cucina. Quasi quasi è meglio ora
rispetto a quando mamma si mette a fare la pizza.
Anta del mio armadio,
finita il giorno prima dell’esondazione
(non mi riesce ruotare l’immagine…)
Anta del mio armadio (particolare).
Una delle citazioni sul basso.
(anche qui non mi riesce ruotare la foto)
Anta del mio armadio (particolare).
Una delle citazioni in alto

Dolcenera // Papà su Repubblica.it

Grazie alla segnalazione di Miriam, sono riuscito a trovare il video dell’intervista fatta a mio padre da un giornalista. Credevamo che fosse di NoiTV, e invece era di Repubblica.it. Vi lascio qui il link. Prima di lui ci sono dei compaesani. Nei video collegati si vedono anche i miei vari vicini di casa. Forza ragazzi!

 http://tv.repubblica.it/copertina/lucca-natale-nel-fango/40716?video

Dolcenera // Voi

Mi sono reso conto che in questi giorni devo essere apparso un po’ antipatico ed egoriferito. O meglio: più antipatico ed egoriferito di quello che sono solitamente. Nel senso: tutti questi resoconti e aggiornamenti, tutta questa retorica… E’ vero. Penso che non mi rileggerò mai in ciò che ho scritto perché mi farei ribrezzo da solo. Forse però sono stato frainteso. Certo, analizzandomi razionalmente devo ammettere che una ricerca di attenzioni c’è stata e non si può negare un desiderio di sfogarsi. Ma senza presunzione e senza arrogarmi dell’obiettività che non mi spetta, posso dire che lo scopo primario di tutto questo esibire sentimenti e fatti era un altro: informare. Forse in una maniera un po’ strana o sopra le righe, ma il fatto era che tutti gli amici mi chiedevano giustamente notizie, ed è stato impossibile per me rispondere a tutti in maniera dettagliata (per farvi un esempio, casa dei miei zii è diventata un centralino, con mia cugina che filtra le telefonate). Ecco il motivo di tutto questo.
Ad ogni modo, visto che in questo momento mi sto antipatico, vorrei dedicare questo post a voi.
Grazie a voi, che c’eravate. E avete sudato e faticato. E avete spalato, spazzato, strofinato, tagliato, spaccato, lucidato, portato, pulito, idropulito, raccolto, staccato, riposto, ordinato, preparato, consolato, sciacquato, levato, sperato. Grazie per il lavoro e per l’energia, ma grazie soprattutto perché è bello non sentirsi soli.

Grazie a voi, che non c’eravate. E che so, lo sento, che avreste voluto esserci. Purtroppo essere in troppi è controproducente, poiché ci si ostacola a vicenda (ma il lavoro è ancora lontano dall’essere terminato… ce n’è per tutti!). Grazie, perché è bello, bellissimo non sentirsi soli.

Grazie a voi, che non potete esserci. Perché magari abitate lontano, o perché magari avete otto anni, o ottanta, o perché lavorate, o avete problemi ancora più grossi. Ma lo stesso vi fate sentire, e chiamate, e date il vostro appoggio anche solo morale, ma comunque apprezzato enormemente, perché è straordinario non sentirsi soli.

E grazie a voi, che mi date fiducia, e che non mi giudicate da queste righe, e che riuscite a capire che dietro questo goffo e stupido oltraggio alla retorica, c’è solo qualcuno che davvero non sa come esprimere la propria gratitudine ai suoi amici e parenti.

Dolcenera // Mal di schiena

Ho aperto l’armadio e ho iniziato a togliere ciò che non si era ancora bagnato. Mi sentivo come se avessi dovuto vestire un cadavere per la camera ardente, anche se per fortuna non ho mai dovuto farlo (e non voglio mancare di rispetto a chi ha dovuto preparare un proprio caro, ci mancherebbe). Beh, le tute le aveva già tolte mi madre e buttate via. Non indosso una tuta in pubblico da anni, ma mi è dispiaciuto ugualmente sapere che non occuperanno più un loro spazio, anche se quello spazio probabilmente sarebbe stato utile averlo per riporre qualcos’altro. I jeans – con mia grande gioia – si sono salvati, anche quelli nuovi. Pensavo che si sarebbero infangati alle estremità, invece le gruccette erano appese sufficientemente in alto. La mia collezione di fumetti era illeggibile e completamente bagnata. Perfino Kylion, quella cazzo di serie dimenticata dal mondo, di cui ero uno dei pochi sfigati che aveva comprato tutti e tredici i numeri. E anni e anni di abbonamento a Topolino, ordinati per numero e inscatolati in contenitori appositi. Mi è dispiaciuto perfino per le Magic, che adesso non uso più, okay, ma erano mie! E vabbè, quel che è successo in camera mia non è niente in confronto ai danni alla casa. 
Indi per cui oggi ho raggiunto mamma, papà, i nonni, lo zio Gianni e Massimo che hanno iniziato a lavorare alla casa. Sì, perché come vi avevo già detto nel post precedente, l’acqua per le strade è stata pompata via, ne abbiamo ancora un cinque-dieci centimetri in giardino ma in casa è rimasto praticamente solo fango. Che va pulito, possibilmente prima che secchi. E infatti oggi abbiamo portato qualche mobile fuori casa, abbiamo scrostato la terra, abbiamo messo dei faretti al piano di sotto (perché non possiamo accendere la luce in quanto sarebbe pericoloso con tutta l’acqua a giro), e soprattutto abbiamo tirato via acqua fangosa.
In effetti, abbiamo lavorato tanto ma mi pare che i risultati ci siano. Per la melma all’esterno della casa, dice papà che dovremo aspettare che le fogne si svuotino e quell’acqua lì se la prenderanno loro. Per l’interno, io penso che se lavoriamo così qualche altro giorno, in poco tempo il pavimento torna libero dal fango. Poi andrà disinfettato, e la stessa operazione di pulizia andrà eseguita anche sui mobili e sugli oggetti recuperabili (ma penso che un tentativo lo faremo anche sulle cose che probabilmente sono da buttare).
Mi fermo qua. Non posso evitare di ringraziare tutti. 
P.S. Non credete alle favole che vi raccontano il Sindaco e il Presidente della Provincia. Nessuno di noi è stato avvertito dalle persone competenti. Sì, c’era la protezione civile al ponte, ma di tutti loro nessuno dava una risposta precisa, e nessuno che abbia avuto l’impensabile idea di suonare i campanelli per avvertire del pericolo. Perché, detto sinceramente, fa un attimino incazzare sentire Favilla che dice che “chi non è stato avvertito, è perché era addormentato”. Lei cosa fa alle cinque di notte, signor Favilla? Alle cinque di notte cosa fanno le persone? Ho sempre pensato che alle cinque di notte le persone abbiano la strana abitudine di dormire. Forse hanno anche la strana presunzione di pensare che in caso di allarme vengano avvertite da chi di dovere.

Dolcenera // Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati…

…è inutile. 

Torno appena adesso da Via della Chiesa. Non sono potuto entrare in casa perché non avevo gli stivali, ma sono riuscito ad arrivare fino all’inizio della strada. L’acqua è calata lì, anche se in casa mi hanno detto che ce n’è ancora, anche se meno di ieri. Speriamo continui così anche domani, così possiamo iniziare a lavorarci.


Delle macchine stavano mettendo dei blocchi di cemento dove l’argine è franato. Beh, una scelta intelligente, se si pensa che quell’argine era fatto di sola terra. Perché era fatto di sola terra? Comunque, è andata così: 
 1) degli alberi si accumulano in un punto del fiume e fanno da blocco
2) la corrente viene deviata dal blocco e pigia sull’argine
3) l’argine si rompe



Il turismo del dolore è cominciato. Gli agenti della polizia fanno entrare solo i residenti, ma si sono dimenticati di chiudere altri ingressi alla zona, così le strade sono piene di inutili imbecilli, e scusate il francesismo. Non che possa servire a qualcosa, ma chiedo a chi mi sta leggendo di non prendere questa cosa come un fenomeno d’intrattenimento. Questa è spettacolarizzazione della sofferenza, ed è ignobile. Se siete curiosi, resistete per favore. Rispettate la tragedia, non abbiatene fame. 


Grazie ancora a tutti, non ce la faccio neanche a rispondere a ognuno, ma cerco di farlo. Vi voglio bene.

Dolcenera // Aggiornamenti, riflessioni, delusioni e speranze

Nonostante stanotte abbia dormito quattro ore, non riesco a prendere sonno, così metto qualche aggiornamento sul blog.
Papà, mamma e nonna ci hanno raggiunti dagli zii, così adesso siamo tutti insieme. La nostra era una delle poche case di Via della Chiesa rimasta senza luce e telefono, sicché i miei hanno preferito venir via. Non biasimo chi tra i miei compaesani ha deciso di restare: è difficile abbandonare la propria casa, quando la vedi sommersa dalla melma. Le forze dell’ordine dicono che vigileranno per evitare il fenomeno dello sciacallaggio. Speriamo. 
Ci sono degli interrogativi le cui risposte non trovano una collocazione appropriata. Perché nessun competente in materia (protezione civile) ci ha avvertito? Perché noi siamo stati avvisati dalla chiamata di una vicina di casa (e fortuna che mi madre aveva per caso lasciato il cellulare acceso) e non da qualcuno che avrebbe dovuto avvisare? Perché le notizie non sono state precise? Perché i membri della protezione civile si limitavano a osservare il fiume in piena senza lavorare? Perché le voci ai megafoni sono partite dieci minuti dopo le sei (e non mi venite a dire che quello era un avviso)? 
E’ abbastanza sconcertante. Ho una casa sommersa dal fango e avrei potuto salvare molta più roba. E’ sconcertante, e deprimente, e non ho nemmeno la forza di arrabbiarmi.

I volontari sono stati gentilissimi. Si sono presi le lamentele e gli sfoghi al posto di chi se li meritava, e hanno portato acqua e cibo, e hanno aiutato le persone a raggiungere l’asciutto. La solidarietà è un punto forte del nostro Bel Paese, come però lo è la strana mancanza di responsabili quando qualcuno ha delle colpe. 

Mi spiace per tante cose. E’ strano, non credevo di essere così attaccato alle cose materiali. Mi spiace per il mio paio di jeans nuovi, che spero si siano salvati. Mi spiace per la mia scrivania. Mi spiace per l’armadio, che avevo finito solo ieri di riempire di citazioni (chi legge questo blog sa di cosa sto parlando). Mi spiace per Kingdom Hearts II che non era nemmeno mio e probabilmente è sepolto nella melma (Vezio, nel caso non si sia salvato te lo ricompro eh!). Mi spiace per il mio letto perché era il più comodo di tutti, e per la libreria che avevamo rifatto da poco, e per il divano nuovo. Poi mi spiace per le foto: da piccolo ero ancora guardabile, e l’armadio che conteneva tutti gli album è sicuramente andato. Non sto neanche a parlare dei vestiti, del tappeto, delle piante, dei mobili, del giardino, dell’orto, e degli stessi muri. 

Grazie a tutti, perché sento che ci siete e che ci siete veramente.