• Se Blu è un nome da maschi

25 MAGGIO 2018
Cose che penso

Da qualche settimana sono in fissa con Janelle Monáe, una cantante che, oltre a essere una figa atomica, è anche donna, nera e queer – tre caratteristiche veramente poco popolari negli Stati Uniti di oggi, ma al contempo al centro delle conversazioni sulle minoranze.

In una delle mie canzoni preferite, Pynk, dopo un lungo elenco di oggetti e concetti rosa, Janelle Monáe canta: Cause boy it’s cool if you got blue / We got the pink, ossia dai, che carino che voi ragazzi abbiate presi il blu, perché noi abbiamo il rosa. La popstar sfrutta lo stereotipo del rosa come colore associato alla donna per scrivere una canzone di empowerment femminile.

Non so se ne avete sentito parlare, ma in questi giorni si parla di una coppia milanese che ha chiamato la figlia col nome Blu. Ma la procura della Repubblica di Milano non ci sta, perché esiste una legge del 2000 (per la precisione l’articolo 35 del Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile) che impone che il nome del bambino corrisponda al sesso.

Ora, io capisco che se lasciassimo tutti liberi di chiamare i figli a proprio piacimento, sarebbe un attimo che una coppia di genitori degeneri desse alla prole nomi come Bottiglia, Viagra o Caccamerda. Ma nel caso specifico mi pare che si vada oltre il buon senso: sembra che non si possano chiamare Blu le bambine femmine perché il blu è un nome maschile.

Innanzitutto, è un nome maschile soltanto in Italia. Negli Stati Uniti, Beyoncé e Jay-Z hanno chiamato la figlia Blue senza che nessuno gli dicesse niente, e sono la coppia più famosa del mondo. Secondo: mi pare che anche Celeste sia un sostantivo maschile (si dice il celeste, così come il blu, il rosso, il rosa), ma ho tante amiche che si chiamano Celeste e nessuna procura ha proferito parola a riguardo. Infine: come aggettivo, “blu” è naturalmente invariabile, e si adatta sia con il pennarello (maschile) sia con la matita (femminile).

Mi sorge un dubbio. Non vorrei che il motivo per cui Blu non sarebbe un nome appropriato per una femmina sia che il blu è un colore tradizionalmente associato ai maschi. Se è così, bisogna far subito presente che l’attribuire il blu e il rosa ai maschietti e alle femminucce è una cosa recentissima, tanto che fino all’Ottocento accadeva esattamente il contrario: il rosa spettava ai maschi perché era sentito come una versione addolcita del rosso, tinta focosa e virile per antonomasia; mentre il celeste era il colore delle bambine in omaggio al manto della Madonna. Un’abitudine così consolidata che nel 1914 il quotidiano statunitense The Sunday Sentinel consiglia le giovani mamme di vestire i maschi di rosa e le femmine di blu se vogliono essere rispettose delle tradizioni. Sto citando testualmente Riccardo Falcinelli che nel suo Cromorama (Einaudi Stile Libero, 2017) racconta storie, aneddoti ed esperimenti sui colori.

Le convenzioni cambiano in maniera più veloce di quanto si creda, continua Falcinelli. Oggi sono in tanti a rifiutarsi di vestire i neonati di rosa e celeste, fatto che potrebbe condurre nel giro di qualche generazione a cancellare questo codice dalle nostre abitudini visive.

Forse ho ascoltato troppa Janelle Monáe. Non riuscirei proprio a immaginare un 2018 abitato da persone che credono ancora che i colori abbiano un genere.

Roba affine
3 commenti
  1. Vlad
    Vlad dice:

    ma certo che Blu va bene per maschi e femmine, essere maschi e femmine non dipende da colori o vestiti e lo si è a prescindere da colori e vestiti

    Rispondi

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