Agitare vigorosamente (o anche: non sono un food blogger se non si fosse capito)

Ci intestardiamo con ambizioni che vanno oltre la nostra portata. Mi riferisco – e lo specifico affinché evitiate di pensare che per una volta stia parlando di qualcosa di profondo, denso, o intellettualmente significativo – ai miei recenti obiettivi culinari. Perché io ho un sogno: l’alta pasticceria.

Dovete capirmi. Mia mamma è considerata la regina delle torte, e ha anche un grembiule che lo certifica; le mie nonne, essendo nonne, sono cuoche sapienti; e mia sorella, nonostante sia un po’ scema, sa preparare cheesecake, muffin e brownies dai tempi in cui io io riuscivo a malapena a spalmare la Nutella su una fetta di pane, a volte facendo cadere il coltello.

Tutto questo per dire che sono cresciuto con un profondo complesso di inferiorità che ho dovuto sublimare con altre competenze specifiche, come quella di saper collegare le stampanti o programmare la registrazione di Un medico in famiglia quando ancora esistevano le videocassette e soprattutto quando Un medico in famiglia non era il surreale puttanaio che è diventato oggi.

In un’Italia devota all’arte culinaria, il massimo che posso offrire è ascoltare i consigli di Simone Rugiati senza sbavare. Vaghiamo nell’oscurità più buia senza dire a nessuno di possedere un microonde. E così continuiamo a remare, dadi nella minestra, risospinti senza posa dentro il brodo.

Mi capita sovente di risolvere i miei drammi esistenziali ponendomi un quesito, che è: in questa situazione, cosa farebbe Beyoncé? Ora, credo che Beyoncé deleghi la questione del cucinare a dei prestanti chef stellati nudi e in catene, sempre che si nutra di vero cibo come noi umani e non di concetti astratti superfighi come, chessò, un panino al fascino, o uno sformato di splendosità.

Per cui, in questo caso mi domando cosa farebbe Benedetta Parodi.
E la risposta è: essere figa e iniziare dai preparati.

Inutile partire in quinta. Mio zio, comprendendo il mio dramma, mi fornisce strumenti utili alla mia istruzione. Mi ha già regalato, nell’ordine, un manuale di cucina low cost, un pentolino, uno sbattiuova e un minipimer, che sono sicuro prima o poi saprò padroneggiare.

Il vero dramma di questa società è l’inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci sicuri, tanto che spiattelliamo sui social la nostra versione migliore, illudendoci che se gli altri ci credono belli, ricchi e sereni, poi lo siamo davvero. L’altro giorno ho avuto un simpatico scambio di battute con i colleghi che dicevano che i fichi si mangiano con tutta la buccia, argomentando la loro versione dei fatti con acute motivazioni. Allora ho iniziato a mangiarli con la buccia. La sera stessa, alcuni miei amici mi hanno chiesto perché mai stessi mangiando dei fichi con la buccia, che a quanto ho capito è pregna di microbi, batteri, germi, Puffi ed ex membri degli One Direction. Tutto questo per dire che nemmeno sui fichi riesco a essere sicuro di me, figuriamoci sul resto.

Per questo bisogna partire dalle cose semplici. Come i preparati. In un posto che non nominerò per evitare di fare pubblicità ma che in breve sarebbe una multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili dai nomi buffi, ho trovato il preparato per fare i muffin. E davvero: non c’è da fare niente. Bisogna solo agitare la scatola vigorosamente e infornare. Le istruzioni sulla scatola usano proprio questo termine: vigore.

Il mio coinquilino colombiano ha voluto filmarmi mentre cercavo di mettere in pratica le istruzioni riportate sulla scatola della multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili da montare da soli seguendo un manualetto privo di testo il più delle volte incomprensibile. Ora, pubblico il video per giustificare la dicitura “blog multimediale” nel curriculum, voi però chiudete un occhio sulla mia raffinata mise, sull’acquaio pieno di piatti sporchi, sul calendario di Paperinik appeso alla parete, sul design squisitamente anni 80 della cucina e su un miliardo di altre cose di cui mi pentirò di aver messo online.

La verità è che per essere sicuri non serve chissà quale ingrediente segreto, così come non c’è da aggiungere niente al preparato per muffin della multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili in cui siamo soliti rubare lapis e metri di carta. Serve solo vigore.

Serve solo vigore, convinzione, energia, decisione, quel tanto che serve per poter mangiare i fichi come caspio ti pare, quel tanto che basta per avanzare proposte in cui si crede un giorno sì e uno no. Agitare vigorosamente e infornare, e se i muffin vengono acciaccati, storti, tristi, brutti e al sapore di legno, beh: alzi le spalle e vai avanti con la prossima idea.

La prossima, sbiadita, idea.

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