È solo un finale

Questo è un post che potrebbe parlare di cose tremendamente patetiche e personali. Se sai già che non ti piacerà, puoi benissimo evitare di stare qua e cliccare su chiudi. Ti garantisco che non mi offenderò, te lo giuro sulle extension di Gwen Stefani. Faccio questa premessa perché vorrei evitare di leggere commenti anonimi, come successe qualche mese fa, in cui mi si diceva che ero un mostro e non dovevo scrivere cose serie. Se uno scrive, scrive di ciò che vuole. Se io scrivo, scrivo di ciò che voglio e so benissimo perché lo scrivo e quanto scrivo di quello che penso.
Bene. Vorrei raccontarvi due storie.
La prima storia riguarda un ragazzo che stava male. Questo ragazzo, che – per garantirne la privacy – chiameremo Ventisei, non aveva poi tanti motivi per stare male: è circondato di amici fantastici che gli vogliono bene, ha una famiglia molto presente e una sorella ganza (seppur scema), i suoi risultati lavorativi non sono malaccio e anche i suoi impegni e hobby gli danno tanti bei risultati. Effettivamente, c’era un’unico ostacolo al completo star bene di Ventisei. Cristina D’Avena chiamerebbe questo ostacolo “Piccoli problemi di cuore” e si metterebbe a cantarlo con la sua vocina ingenua e infantile, beandosi del fatto che il mondo è ignaro della sua dedizione all’eroina.
La seconda storia, invece, riguarda me. Toh, pensa. Alcuni di voi forse si ricorderanno di Tredici settimane di felicità. Per fare un riassunto, tempo fa iniziai a scrivere un quadernino. Col proposito che ogni giorno avrei trovato da scrivere una cosa bella che mi era accaduta, e avrei fatto questo per novantuno giorni. Ora, c’è da dire che io sono una persona geneticamente realista e malinconica. Prima che possiate pensare le peggiori critiche, vorrei specificare che io ho accettato questa negatività insita in me, e non la considero affatto un difetto. Vedo le cose in una maniera diversa rispetto a come le vedono le persone positive e ottimiste, e non è peggio né meglio: è semplicemente diverso.
Ma torniamo alla storia di Ventisei. Anche lui si sentiva diverso rispetto agli altri. Diverso perché, abituato a cogliere le occasioni della vita per crescere, anche le cose che lo facevano soffrire erano per lui un qualcosa su cui lavorare. Cosa che gli sembrava non facesse nessun altro. Ventisei era estremamente convinto che sì, aveva bisogno di una piccola dose di fortuna, ma che fosse inutile starsene con le mani in mano aspettando che la vita gli proponesse le occasioni già confezionate. E quindi si dava da fare, cercando per prima cosa di stare bene con sé stesso. Perché – Ventisei se lo ripeteva da tempo – è quando stai bene con te stesso che stai davvero bene.

Ho scritto che sono una persona tendenzialmente malinconica. Pur avendo accettato questo mio essere, devo ammettere che mi ha procurato non poche difficoltà nel compilare il quadernino. Per una persona abituata a notare quell’unica nuvola grigia nel cielo sereno, scrivere una cosa bella ogni giorno non è semplice, ve lo garantisco. E all’inizio ero veramente in difficoltà. Mi sono ritrovato a scrivere sul quaderno cose come: “lo yogurt all’ananas, ehm, fantastico“. O anche: “i boxer dell’H&M non sono ancora scoloriti, evviva“. Mi faccio quasi pena. Tuttavia, a poco a poco ho iniziato a scorgere anche un po’ di cielo. Apprezzavo le piccole cose, ero felice per i successi dei miei amici, ero sereno. Ero… pronto.

Ventisei adesso sta di nuovo male. Accetta a fatica la parola F I N E, e non trova le forze di aprire una nuova pagina e cominciare a scrivere I N I Z I O, un po’ perché non ci sono parole con cui iniziare, e un po’ perché il capitolo precedente era davvero meraviglioso. Lo so, questa metafora del libro della vita e delle pagine e di tutto il resto è un po’ inflazionata e sarebbe il caso di darci un taglio, ma non me ne venivano altre. Mica mi pagano per scrivere sul blog. Resta il fatto che Ventisei è scoraggiato. Un nuovo capitolo, un altro ancora? Si chiede chi glielo faccia fare. Si chiede il motivo, visto che prima o poi finirà, di nuovo, e lui starà male. Di nuovo.

È per questo che scrivo questo post. Per dire delle cose a Ventisei. Per dirgli che deve stare tranquillo, che può prendersi tutto il tempo che vuole prima di ricominciare. Che non c’è nessuna fretta. Che sì, serve un po’ di fortuna, checché ti dicano i tuoi amici, ma prima o poi la ruota gira. Che ancora una volta devi essere forte, e essere coraggioso, perché credimi, Ventisei: in pochi sono coraggiosi quanto te. Ed è lo stesso se ora ti viene solo da piangere, perché piangere non è un reato, e non è nemmeno una cosa di cui vergognarsi. In un laboratorio di pc dell’università ci sono io, e sto piangendo per te. Io credo in te, Ventisei. E ti dico, ti grido, che puoi contare su di me. Non sei solo: ci sono io. Questo finale non è il vero finale. È solo UN finale. Perché se vado a riprendere quel quadernino, all’ultima pagina trovo scritto:

Giorno 91

Sto bene.

Ed è questo il finale che avrà anche il tuo libro. Lo so, che sarà così. Basta solo che non ti dimentichi che non sei solo. Ci sono io, ci sarò sempre. Attenderemo quel finale insieme.

Un’altra volta.

15 commenti
  1. Serena Madhouse
    Serena Madhouse dice:

    l'ottimismo ha mandato in rovina (fisica&mentale) questo Paese e pure questo paese…le nuvole grige non sono così male e le cose che finiscono sono dannatamento dolorose per chi da valore alle cose…in questi ultimi 7 mesi io ho dovuto dire addio ha un sacco di abitudini e persone, non è facile ma si va avanti, il dolore e la malinconia se lasciate libere leniscono le ferite, non le cancellano però, è anche giusto così..spero che ventisei sappia prendersi e viversi i suoi tempi, è vero che tutto prima o poi finisce ma…è vero anche che qualche volta la fine arriva molto più tardi di quanto siamo abituati..

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  2. Olimpia.
    Olimpia. dice:

    Sono completamente stordita da questa canzone che sembra di cullare me e ventuno come due piccole bimbe.. e sinceramente Alle non so cosa dire a te a ventisei, perchè a me maggio mi spegne e mi stropiccia tutta la micro felicità resistita all'inverno. E l'amore, fa male, malissimo. (completamente insoddisfatta per il commento automalinconico, mi dispiace.)

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  3. ero Lucy
    ero Lucy dice:

    Ti seguo da troppo poco per poter dire qualcosa di veramente sensato, ma partiro' da quello che e' stato il mio personale dolore, anche se, come scrivevi nell'altro post, ci sono situazioni e situazioni. E' vero che tuffarsi nella malinconia/tristezza/rabbia serve. Vivere le proprie emozioni fino in fondo, serve. Serve a ripulirsi, a trovare un significato e quindi una soluzione. Ma serve anche il quaderno della felicita', solo che deve avere un tempo. Sostituire l'elaborazione del dolore col quaderno della felicita' non aiuta, ma trovare uno spicchio di felicita' ogni giorno, anche mentre ci si sta scavando la fossa, funziona. Anche se si tratta di boxer non scoloriti – ma personalmente punterei piu' su frasi che non contengano il non, tipo lo yogurt all'ananas.Non esistono persone solo felici, esistono persone resilienti e positive alla vita.

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  4. Melinda
    Melinda dice:

    Proprio qualche giorno fa avevo il morale sotto i piedi e mi sono tuffata nel passato lontano, ho scritto un post con i miei ricordi più belli per tirarmi sul il morale ed ogni volta che torno a rileggerlo mi si stampa un sorriso sul viso.Credo che tu, caro Tredici, abbia detto delle cose meravigliose a Ventisei.La vita abbatte, le delusioni ci sono sempre, ma sai qual è la cosa bella? Che con il tempo fanno meno male.Proprio stamattina mi sono imbattuta in un mio vecchio blog di 6 anni fa circa. Ero disperata, stavo malissimo, non vedevo vie d'uscita (sono pessimista come te)…ebbene…rileggendolo ho solo pensato a quanto ero imbecille ahahaha…rileggevo e ridevo, capisci? Ridevo di una situazione che a quei tempi mi faceva piangere.Auguro a te e Ventisei meno delusioni e tanta tanta felicità…ah, e di' a Ventisei, che se ha bisogno, ci sono anche io come appoggio :DCiao Aleeeeee :*

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  5. WonderDida
    WonderDida dice:

    No, vabbè, io non son capace di consolare nessuno.tendenzialmente butto in vacca.davvero la d'avena si fa di ero? quella che cantava *noi puffi siam così, noi siamo tutti blu, puffiamo su per giù due mele o poco più*? maddài! è passata alle pere, fai te.

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  6. Marzia
    Marzia dice:

    Sono tendenzialmente una persona ottimista, lo sono sempre stata, ma la questione del perché ricominciare se poi tutto continua a finire me la sto ponendo da un po'… E niente, nessuna perla di saggezza da dispensare, ci sono ancora invischiata.

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  7. Valeh
    Valeh dice:

    Mi hai fatto venire la pelle d'oca Ale… e mi hai fatto pensare a quando anche io sono un po' "ventisei"… e quando invece torno a essere "diciassette": quel numerino che tutti pensano che sia sfigato e che invece si gode la vita ogni giorno di più!

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  8. Ale [Tredici]
    Ale [Tredici] dice:

    Vi ringrazio tutti per questi commenti, in modo particolare chi ha speso qualche parola in più, per qualche considerazione ulteriore, per dirmi che c'era, o per dirmi che questo post lo ha fatto riflettere. Ventisei sicuramente ci leggerà e sono sicuro che si sentirà un pochino meno solo.E ora si ricomincia, e bisogna farlo col sorriso!

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  9. Anna
    Anna dice:

    Ventisei. Non bisogna avere paura. Perchè il mondo è pieno di Ventisei come te. Io sono un ventisei (senza maiuscola, ci mancherebbe), chiunque tu nomini qui è un ventisei. Ma sai cosa, Ale [Tredici]? Che quel Ventisei ti contiene. E ti protegge. Proteggetevi a vicenda. E riparti, ancora, e poi fermati, e riparti ancora. In Piemonte c'è qualcuno che ti legge senza averti mai visto in faccia e fa il tifo per te :)P.s. Il mio quaderno è durato 10 giorni. Sono molto più grigia e scostante di te.Anna

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