Don’t stop beLondon • Day 2

Vengo svegliato da Viola Valentino che canta Comprami. Esprimo il mio disappunto a Ciuffo che ha scelto la sveglia e la sceglierà anche per i giorni successivi, e lui si giustifica dicendo che era per non sentire la nostalgia dell’Italia. Effettivamente penso che una canzone su una persona che si svende per “una parola, un gesto, una poesia” sia il modo migliore per ricordarsi degli usi e costumi della terra natia.
La prima cosa che vediamo di Londra è Tesco, il supermercato dove compriamo l’acqua e i panini. Tanto per evitare qualsiasi interazione con umani, paghiamo a quelle pratiche macchinette automatiche (quelle che ci sono anche alla Coop, per dire) che ti ringraziano anche.
Secondo Ciuffo, questa è una foto artistica.
Non so se è vero, ma io ho delle mani molto belle!
Prima di raggiungere la stazione della metropolitana facciamo sosta a Starbucks per la colazione. Ritengo di essere estremamente fortunato a vivere in un Paese dove Starbucks non esiste, perché se ci fosse anche da noi ci andrei spessissimo, e pagare ogni volta due euro per un caffè fatto male non gioverebbe al mio portafogli.
Dopo aver venduto il sangue per comprare l’abbonamento della metropolitana, la prendiamo e raggiungiamo la stazione di Piccadilly Circus. Ciuffo aveva insistito di fare quella come prima tappa, e nonostante non credessi che fosse davvero così necessario, gli ho dato retta. E ho fatto bene. Mentre salivo le scale che mi avrebbero portato all’esterno della stazione, sentivo già il vento; lo stesso vento che mi ha spinto a voltarmi una volta salito l’ultimo gradino. Ed è stato in quel momento che mi sono innamorato. In quel momento capii una cosa semplice: “Londra è una città bellissima“.
Un giretto per lì, e poi di nuovo alla metro. Ci vediamo il Big Ben, the House of Parliament e arriviamo all’abbazia di Westminster, che il mio amico Tiziano mi aveva fortemente consigliato di visitare (ho detto questa cosa solo per poter scrivere “il mio amico Tiziano” che secondo me suona molto bene, potrebbe essere il titolo di un libro. No, Tiz, scordatelo: non basta questo per scriverti una biografia. Mi dovrai anche pagare, nel caso). Westminster è effettivamente molto interessante, e l’audioguida ci fa ragionare su tutta la successione di re e regine che cerchiamo di ricostruire – fallendo miseramente. Quando arriviamo all’angolo dei poeti inizio ad agitarmi: cioè cioè cioè, qui dentro sono sepolti tutti i più grandi, tutti, tutti! Mancava solo Shakespeare, che però avrebbe dovuto essere lì, quindi vale.
Ehi alan! Noi siamo a westminster, è favolosa! 
Ma abbiamo quasi finito 🙂 quando vuoi fatti 
sentire che ti dico dove siamo! Londra è stupenda, 
avevi ragione!
[ 7 ottobre, 13:08 ]
Stavo x scriverti 🙂 ce la fate a venire a South 
Kensington? E solo due fermate distante 🙂 se 
si, dimmi a che ora! 🙂 
[ 13:20 ]
Ok, veniamo adesso che tanto dobbiamo pranzare
🙂 ti va? Siamo alla metro di south kensington tra
un quarto d’ora circa 
[ 13:24 ]
No, non ho riportato lo scambio di sms per far vedere che dico cose come “è favolosa”. E nemmeno che Alan abbrevia “per” con la x e non sa mettere la e maiuscola accentata. È solo che pensavo che sarebbe stata un’introduzione carina per spiegare chi è Alan – spiegazione la cui utilità è discutibile, peraltro. Alan è un ragazzo che studiava informatica con me. Ahhh, bei tempi quando seguivamo Architettura e Calcolo Numerico insieme! E quel dannato progetto di laboratorio di Sistemi Operativi. Ma ora quegli esami sono andati, per fortuna, e tra l’altro tutto questo esula dall’argomento del post, quindi non capisco perché ne stia parlando. Comunque, la differenza tra me ed Alan è che io sono ancora a Pisa, mentre lui è all’Imperial College di Londra. Stronzo.
Arriviamo al luogo dell’appuntamento e un’immaginaria Raffaella Carrà urla che dopo quattro mesi, Alan, è quiiiiii tadadadadadaaaaa tadadadadadaaaaa firiririiiiii ririiiii riri riri riri… (questa è la musichetta di Carramba che sorpresa, se ci fate caso fa proprio così).
Questo è Alan, e questa foto testimonia
che ha davvero mangiato quella roba.
La metto qui, di modo che possa essere
d’aiuto alla scientifica per capire come
è morto.
Alan ci porta a pranzo nel tipico, squallidissimo posto che tutti pensano ci debba essere nella periferia di Londra. Lui ci assicura che ci ha già pranzato e che non ha preso nessuna malattia. Non ancora almeno. Questo ci basta per tranquillizzarci, così entriamo in questo localino cinese/giapponese/orientalese che con 5 euro ci riempie una scatola di noodles e pollo zuccherato. Sì, esatto, una cosa che se ammetti di aver mangiato a qualsiasi dietologo, ti spara al cuore e si assicura che tu non possa raccontarlo in giro. Spero che non ci siano dietologi tra i miei lettori. Alan ci porta a vedere Exhibition Road e poi il suo fantomatico Imperial College. Rassicuro i suoi famigliari e amici che sì, lo frequenta davvero quel posto, perché ha salutato diverse persone che erano lì. Anche se ovviamente potrebbe fare il bidello all’Imperial College, e non lo studente. 
Alan ha uno sguardo malefico quando ci avvisa che ci avrebbe portato a Soho. E infatti arriviamo nel quartiere più affascinante di Londra, dove Mr Hyde passeggiava nelle notti dell’Ottocento. Chissà se Mr Hyde è anche entrato nel sexy shop Kiss kiss. Noi sì, perché fondamentalmente siamo dei deficienti, ma è stato antropologicamente interessante osservare un vecchietto bavoso che fissava l’interno del negozio.
Il tirocinio al contrario, la cosa peggiore
che mi poteva capitare. Dopo la gonorrea,
ovviamente.
Breve giretto a Chinatown, e poi via a Trafalgar Square. Ci posizioniamo in un punto a prova di vento per realizzare il vero motivo per cui sono venuto a Londra. La Sibolla. Ebbene, la Sibolla è un mazzo di tarocchi che ha sempre predetto ciò che poi si sarebbe avverato, da quando mi sono lasciato a quando ha annunciato che mi sarebbe successo qualcosa di imbarazzante il giorno prima che tutti mi insultassero per essermi tagliato i baffi in maniera indecorosa. Effettivamente, forse la Sibolla porta sfiga. Comunque, Alan è il detentore delle preziose carte, e se le è portate in Inghilterra con sé. Anche stavolta la Sibolla mi ha predetto cose a cui avrei preferito una morte lenta per macerazione del tessuto epiteliale.
Arriva la pioggia, ma almeno Alan se ne torna a casa, nella sua zona 3 (leggasi: culonia). Noi invece ci facciamo Carnaby e Oxford Street, e probabilmente qualche altra cosa che non ricordo non documentata da fotografie. Finalmente arriva il tempo di tornare in albergo, dove riusciamo a farci una doccia rigenerante (Ciuffo non mette ammodino le tendine e bagna tutto il pavimento, nda). E la sera… beh, la sera la documenterò domani, quando forse mi saranno venuti in mente dei modi per evitare di scrivere le cose imbarazzanti. No, non ci riuscirò mai.
3 commenti
  1. Alan
    Alan dice:

    OH.MY.GOD.This post is simply… amazing!Well… not to mention the fact that the guy in the first picture seems the Devil { and this probably explains why he/it can predict the future… }.Guess you definitely need to move to London! :)NOW!

    Rispondi
  2. Ale
    Ale dice:

    Ahahah l'ho fatto anch'io! Ho anche dovuto escogitare manovre diaboliche per riuscire a fotografarle, perché un tizio antipatico mi proibiva di fare foto alle tombe!

    Rispondi

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