Pensieri riguardo al pensare

[ Non so per quale motivo ma avevo voglia di cominciare questo mio pensiero parlando degli insiemi che sono elementi di sé stessi. Solo che non ricordo che nome hanno, quindi mi tocca rimediare scrivendo queste due righe in cui esprimo il mio disappunto per la memoria che mi ritrovo. Chiusa parentesi. ]
[ No, scusate, riapro la parentesi un secondo: se qualche mio lettore sa come si chiamano gli insiemi che sono elementi di sé stessi me lo scriva – esempio: l’insieme delle cose astratte è una cosa astratta per cui è elemento di sé stesso. Ecco, ora chiudo davvero la parentesi. ]
Penso che il pensare si presti ad essere applicato sul pensare stesso. Si può pensare riguardo ai pensieri. Pensate: ci sono anche numerose discipline che esprimono il pensiero dei pensatori, e ne esistono altre che pensano di poter spiegare il pensiero. Ma quello che mi sono ritrovato a pensare oggi riguarda qualcosa di molto più terreno. E cioè: è davvero utile pensare al pensare?
Penso di dover spiegare meglio il mio pensiero, altrimenti penserete che sia impazzito. Spesso divido le persone in due categorie: quelle di cui mi interessa ciò che pensano di me e quelle di cui non mi interessa. Ora, per gli appartenenti al secondo tipo non sussiste il problema, perché io mi comporterò sempre nel modo in cui deciderò, senza farmi influenzare. Ma per le persone del primo tipo? Penso che a volte io lasci l’autoimposizione di essere me stesso e mi comporti diversamente, a seconda di ciò che penso che l’interlocutore pensi di me.
E questo può essere normale, e persino utile, considerando il fatto che di solito riesco a capire ciò che gli altri pensano di me (sempre cose squisite, chiaramente). Ma ci sono rari casi in cui l’accesso alla mente altrui mi è negata. E allora? E allora combino dei gran casini. La conclusione – frettolosa, perché ho un po’ sonno e voglio andare a nanna – è che non solo pensare fa male (concetto al quale eravamo arrivati tutti da tempo), ma anche pensare al pensare fa male (e matematicamente fa… “male al quadrato”).
Ora, per rimediare a questo post noiosissimo ma che mi sentivo di scrivere, vi lascio una canzone del Genio. Mi sto appassionando a questo gruppo, non vorrei che facesse la fine dei Baustelle: essere tra i miei gruppi preferiti. Sarebbe terribile.

Oggi che la vita è tutta intatta
La tua pelle che era frotta
Come i cieli della sera
Mani al vento di chimera
Chiami a tutta voce ma senz’aria
Provi che la notte è solo boria
Tempo al tempo e madido di vento, pensi

Penso che tu non pensi

non mi guardi, 
non ti scuote mai niente, 
che l’inverno
le mie mani
è un’atmosfera indecente
che è importante se a pensare vengo dentro e tu pensa
pensi cosa tu pensando per lei pensa per me

Mentre la tua guancia era già asciutta
le tue mani la disfatta
delle lacrime al mattino
mentre dietro la tua porta
ti guardavo zitta ma senz’aria
siamo il contagocce della sera
cosa sia quel suono e cosa mai faremo

Ma è così
testa giu capelli volti a terra e sole non tremo
ma lui è folle noi sentieri nell’inverno
ma siamo corpi stiamo noi non stiamo tutta la vita 

a pensare cosa fare ma non fare, pensa a dimenticare.

io penso che tu non pensi

non mi guardi, 
non ti scuote mai niente, 
che l’inverno
le mie mani
è un’atmosfera indecente
che è importante se a pensare vengo dentro e tu pensa
pensi cosa tu pensando per lei pensa per me
3 commenti
  1. Tiz
    Tiz dice:

    Il CD degli Actias si chiama "Liberi di non pensare". Credo sia un bellissimo titolo, soprattutto contestualizzato nella canzone in cui appare.

    Rispondi

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