Correlazioni alcolico-teologiche (2)

L’unica cosa positiva delle disgrazie
è che dopo ho un’ottima scusa
per un altro Long Island

[ NdA: la parte teologica, qui, sta nel fatto
che dopo una disgrazia viene abbastanza naturale
invocare il nome di Dio invano ]

Correlazioni alcolico-teologiche

L’inferno non esiste.




E se esiste… Beh.
Spero che ci facciano un buon Cosmopolitan.

Call me Alejandro

Scrivere questo post non è solo un dovere morale causato dall’assonanza del mio nome con quello della canzone di Lady Gaga, né solo l’obbligo autogenerato da una mente completamente devota all’artista appena menzionata; no, scrivo questo post anche e soprattutto per un bisogno fisico. La fisicità del caso è data dal fatto che ormai le persone mi fermano per strada chiedendomi il significato di Alejandro. Dover ogni volta ripetere la mia versione a tutti, e doverla ogni volta confrontare con quella di tutti, e dover ogni volta ignorare il tuttologo di turno che sbraita che “quel video non vuol dire un cazzo” è, tutto sommato, deleterio per il mio tempo che, diciamolo, non è infinito.

Per carità, non voglio essere frainteso: sono contento se le persone mi identificano come fan di Lady Gaga. Diciamo che se non fossi contento eviterei di indossare la spilla che mi hanno regalato, di avere come nome “Alejandro” su facebook, e magari anche di canticchiare Ooooohooooohohohcaugthinabadromance in coda alla mensa. Non credo sia questo il luogo per parlare del perché mi piaccia Lady Gaga. Non per la profondità dei suoi testi, se vi può far dormire meglio. Piuttosto, per il suo essere volutamente trash; per la cura e l’esattenza con cui ricerca i dettagli che danno vita al suo personaggio; per il suo voler stupire, osare, rischiare sempre di più. E, sopratutto, perché mia nonna si è scandalizzata nel vedere il video di Bad Romance e ha iniziato a urlare a mia sorella di “togliere subito quella roba dalla televisione, ma che cosa fai vedere ai tuoi cuginetti?!“.

Ma torniamo al post. Alejandro

I know that we are young
And I know that you may love me
But I just can’t be with you like this anymore
Alejandro

She’s got both hands
In her pocket
And she won’t look at you (won’t look at you)
She hides true love
En su bolsillo
She’s got a halo around her finger
Around you

You know that I love you boy
Hot like Mexico
Rejoice
At this point I’ve gotta choose
Nothing to lose

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro

Stop
Please, just let me go
Alejandro
Just let me go

She’s not broken
She’s just a baby
But her boyfriend’s like her dad
Just like a dad
And all those flame that
Burned before him
Now he’s gotta firefight
Got-cool the bad

You know that I love you boy
Hot like Mexico
Rejoice
At this point I’ve gotta choose
Nothing to lose

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro

Don’t bother me
Don’t bother me
Alejandro
Don’t call my name
Don’t call my name
Bye Fernando
I’m not your babe
I’m not your babe
Alejandro
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Fernando

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro



La canzone in sé non dovrebbe essere molto difficile da interpretare. Una ragazza che in qualche modo deve rifiutare tre uomini – o uno solo, chi ci dice che non sia la stessa persona? Da qualche parte ho letto che lei è in un harem ed è costretta a rifiutare gli amori offerti dai tre a causa della paura che ella nutre per il “mostro del sesso”. Anche senza andare troppo nel profondo, io penso che semplicemente si parli di un abbandono e di una sofferenza per amore. Ma il ritmo e l’atmosfera latineggianti lasciano che la canzone scivoli via piacevolmente, tra un ballo e un altro, senza appesantire troppo gli animi. Parliamo pur sempre di musica pop dance, il cui scopo è tendenzialmente quello di divertire.

Tutt’altro discorso vale per il video. Qui l’estro di Lady Gaga esplode in quasi nove minuti di pellicola in cui lei ha tutta la libertà di fare metafore, allegorie e – per nostra fortuna e delizia – provocazioni. Ho letto su internet varie interpretazioni. Una che mi ha colpito in particolare, che girava su facebook e che mi è stata riproposta anche questa sera (durante l’ennesimo dibattito sulla canzone), vede la triade composta da Alejandro, Fernando e Roberto paragonata ai tre mali che, secondo Lady Gaga, affliggono il mondo: la violenza (la guerra), la discriminazione (l’omofobia) e l’ipocrisia (della Chiesa). Riguardando il video più volte ho scoperto che questa spiegazione non mi convince troppo, perché si possono notare dei dettagli che vanno contro la suddetta interpretazione. Un’altra, invece, porrebbe Lady Gaga come regina indiscussa del nuovo Satanismo, in quanto elenca tutti i simboli del video che possono essere ricondotti al Male. Penso che neanche Lucifero stesso li conosca tutti, ma fortuna che esiste l’esperto e che ha un blog.

La mia personale – e discutibile – interpretazione parte dal fatto che la protagonista del video sta male: ce lo comunica con un’atmosfera gotica che introduce il funerale di qualcuno, o di qualcosa. Il cuore che sfila sotto la freddezza di una lugubre Lady Gaga sta a indicare semplicemente la morte. Negli ultimi frammenti del video, attraverso vari flash illuminanti, ci viene spiegato chi è morto: un ragazzo, pare un soldato, che brucia in un contesto urbano. Probabilmente è suo il cuore che non pulsa più, ma questo ci viene mostrato solo alla fine del video. La parte centrale mostra le conseguenze che ha questa perdita su Lady Gaga: vediamo che comanda dei militari piuttosto violenti e spietati; vediamo lei che si rifugia nelle perversioni di uomini che, per quanto si sforzino, non potranno mai darle ciò che vuole; vediamo lei che cerca aiuto in un Dio completamente impotente, e infatti lei stessa finisce per sottometterlo. Questi tre aspetti, alternandosi senza un ordine preciso e mischiandosi tra loro, sono anche – ovviamente! – il pretesto per lanciare nuove provocazioni. La musica non è più solo musica; è immagine, e Lady Gaga si sa vendere decisamente bene. Lo dice lei, che è una “freak bitch”!









P.S. Mi scuso con la serietà con cui ho concluso questo post. Avevo iniziato molto ironicamente, poi ho deciso di prendere una piega pseudo professionale, che spero sia stata apprezzata. Ad ogni modo, sempre lunga vita alle scemenze!



Tagliare

Cambiare è una delle cose che mi piace più fare. Perché quando lo fai, dimostri di essere aperto al nuovo, di covare una certa sicurezza e, sopratutto, di avere un enorme coraggio. Ci vuole coraggio per lasciare gli schemi collaudati e provarne di nuovi, perché non sai se il risultato ti lascerà soddisfatto, né – cosa molto importante – se lascerà soddisfatta la gente. Oh, non che il parere delle altre persone debba influenzarci, ma il loro giudizio ha la sua rilevanza, se devi ottenere da loro qualcosa.

Ebbene, era da qualche giorno che volevo cambiare, nel senso più superficiale del termine. Chi mi conosce sa quanto io sia attaccato ai miei capelli. Anzi, al concetto di capello lungo; proprio all’idea, quella che sta nell’iperuranio. Ma al contempo c’era qualcosa dentro di me che aveva bisogno di manifestarsi, e io ho deciso di sfogare questa mia “pulsione” in un nuovo taglio di capelli.

Così ho chiesto un parere alla mia famiglia. Con “ottimi” risultati, come potete notare dalla testimonianza iconografica che riporto qua sotto:

Ottimo. Mia sorella manifesta piuttosto violentemente la sua preferenza per il no, quindi mia mamma barra la casella del sì. Mio papà sfoggia la sua pratica diplomazia mettendo una ics su entrambi i riquadri e corredando tutto con un commento equilibratore. Ringraziamo la famiglia per l’aiuto che non manca mai di dare! A questo punto non avevo altra scelta che decidere da solo (cosa che comunque avrei fatto anche se i famigliari avessero indicato una direzione più precisa rispetto a quella data).

Tagliare. Legami che si spezzano, legami che ricrescono. Ponti che non verranno mai ricostruiti, altri che verranno tirati su dal nulla. Recidere, troncare, tagliare. Aprire capitoli nuovi. Porre un punto sul passato. Voltare determinate pagine. Iniziare, ricominciare, rinascere. Cambiare. 


(Sì, lo so: ho voluto trovare un’allegoria anche qui. Cazzarola, Ale, sono solo capelli!)


Così mi presento dal barbiere che per prima cosa mi chiede se voglio fare anche lo shampoo. Ehh, mi sa che ne avrai bisogno tu… – rispondo. Per un attimo penso al lavoro che lo attende, e provo pena per lui. Poi mi ricordo che IO sono la vittima, e LUI l’assassino. Nessuna compassione per gli assassini. Dopo avermi lavato i capelli, mi fa accomodare sulla seggiolina e mi guarda attraverso lo specchio con la tipica dolcissima sfranta espressione dei barbieri, quella che tradotta in parole sta per “Allora, come li facciamo?”.


Eh, è una cosa un po’ delicata – comincio, e lui deve aver capito che faccio sul serio perché si accomoda accanto a me con fare allarmato, e mi ascolta guardandomi negli occhi direttamente, non più tramite il riflesso. Vorrei fare un taglio radicale. Gli spiego le varie “specifiche” (oddio quanto mi sento informatico, adesso che ho usato questo termine!) e lui va a prendere un catalogo ripieno di modelli con aria da superfighi. Io indico quello col taglio giusto, e il barbiere si mette a lavoro.


Il risultato è per quei pochi eletti che avranno la fortuna di vedermi dal vivo. Non dispongo di macchine fotografiche adesso, senza contare che voglio lasciare un ricordo dei miei capelli lunghi (come nella nuova foto del profilo che, diciamolo, è strafiga). Ho un po’ di nostalgia per i miei vecchi capelli, ma non sono totalmente orribile, anche se il barbiere non è riuscito a farmi una particolarità che volevo. Intanto, piangiamo un po’ su una foto dei caduti.







Citazione indotta dal desiderio etilico

C’è una sottile differenza tra 
“beve come un disperato” 
“beve poiché è disperato”:
la seconda – in qualche modo – perdona il gesto.

We are young

Per quanto mi riguarda, è il migliore a creare motivetti che ti restano in testa.

Più o meno a un anno di distanza da We are golden, Mika cambia la parola finale e aggiunge We are young alla tracklist del suo ultimo album The boy who knew too much. Lo schema non differisce molto dalle sue precedenti canzoni: un testo incisivo che pompa su una musica spumeggiante. Superficiale quanto basta a rendersi un perfetto tormentone – o jingle pubblicitario, che più o meno è la stessa cosa.

E anche il video è carino, anche se è meno colorato dei precedenti, e soprattutto la presenza di Nicolas Cage in un frame svilisce gran parte di ciò che è stato costruito. Ho mai scritto della mia antipatia nei confronti di Nicolas Cage e del suo sguardo monoespressivo? Beh, lo farò presto: è tra i protagonisti del nuovo film Disney L’apprendista Stregone, che dovrebbe essere una sonorosissima cretinata quindi mi attira.

Intanto posto il video di We are young.


Lo strano specchio

Raramente mi capita di ricordare i sogni che faccio. Questa rubrica serve per raccoglierli e mantenerne un ricordo, proprio come facevano le sorelle Bronte. Tuttavia, a differenza delle sorelle Bronte, io dispongo di un blog con cui mettermi in contatto con chiunque voglia interpretarli – certo, sarebbe richiesto un minimo di capacità psicologiche, o perlomeno un po’ di intuito, ma non stiamo a sottilizzare. Ecco il sogno di oggi.
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Lo strano specchio
sognato da: Alessandro Bianchi
in data: 13 Agosto 2010
genere: grottesco/drammatico
Mi trovo su una nave. Probabilmente sto andando in vacanza, oppure ritornando. Con me ci sono svariate persone, ma riesco a ricordare solo alcuni miei amici: Vezio, Nicola F. e il Geno. Nessuno dei tre avrà un grande ruolo in questo sogno, o perlomeno non ricordo se lo ha avuto.
La nave è arrivata al porto, sta attraccando (si dice “attraccando”, vero?). Bene. Il Geno – noto per la sua incapacità di parlare senza usare una voce tonante – mi urla di prendere la valigia. Chiaramente io non la trovo. Sono disperato, vado in giro per la nave a cercarla. Le pareti di ogni stanza hanno delle tonalità bianche o azzurrine. Nelle varie cabine trovo le situazioni più assurde e ambigue, ma della valigia neanche l’ombra. 
Alla fine entro in una cabina. Il pavimento è celestino – lo stesso celeste della tenda della camera dei miei – con dei minuscoli fiorellini bianchi. La valigia non c’è ma sulla parete c’è un grandissimo specchio. Lo guardo, e vedo che il mio riflesso non ha gli occhiali. “Oddio, gli occhiali! Li ho persi?” grido, tutto preoccupato. Mi tocco il viso e scopro che in realtà gli occhiali ci sono! Mi specchio ancora, e il riflesso si rifiuta di mostrarmi gli occhiali. Non solo: sullo specchio ho una faccia deformata, storpiata, quasi vecchia (e oggettivamente… più brutta dell’originale!). Comincio a gridare, entrano Vezio e il Geno che mi chiedono se ho trovato la valigia. Rispondo che non ho più nemmeno gli occhiali, e dico loro di non guardarmi con questa nuova faccia deformata. Non ricordo più altro…

Notte di San Lorenzo 2010

L’ultima volta si è avverato.

Chi sa se la complicità del cielo croato
riuscirà a concretizzare il mio desiderio.

Lettera dal mese di Luglio

Caro Ale,
mi spiace molto per questo mese.

Hai avuto le tue rivincite, ma tutto sommato non credo di essere stato all’altezza delle aspettative.
Per questo adesso sparisco e fino all’anno prossimo mi darò colpi di cilicio per punirmi.
Agosto è appena iniziato. Promette bene!
No, non è vero che promette bene.
Ma se non lo si vive, non lo sapremo mai.


Auguri,

tuo affezionatissimo
Luglio