E fu così che passai a Beni Culturali

Utilizzerò questi minuti che mi separano dal pranzo per raccontarvi un fatto singolare che mi è capitato ieri. Inutile che neghi di aver formulato la frase appena riportata unicamente con lo scopo di scrivere la parola “singolare”. Una parola squisita, nevvero! Certo, se fossi un briciolo più furbo avrei potuto dire qualcosa come “Se Tomasi di Lampedusa sono due, al singolare è Tomaso di Lampedusa?”
Bene, una volta detta la cretinata introduttiva di rito, posso passare alla polpa (si fa per dire…) dell’intervento. Ieri pomeriggio mi trovavo al mio solito Polo (in tutti i sensi, visto che se non stai nei pressi di una stufa inizi a congelare). Ero nel laboratorino che mi scervellavo su come poter ascoltare subito il nuovo singolo dei Baustelle. Ero collegato su Linux e YouTube su Linux ha bisogno di un software che non è installato sulle macchine del Polo. Al di là delle questioni tecniche che avrei benissimo potuto tenere per me, il nocciolo della questione è che decido che mi sarei spostato un attimo nel laboratorio con Windows. Sono a metà strada, quando…
Voce – Scusa, posso chiederti un’informazione?
Appartiene a una donna. Non sono molto bravo a stimare le età delle persone, comunque lei avrà avuto sicuramente trent’anni, forse quaranta. Aveva una pronuncia nordica, pur essendo italiana. Lisca.  Capelli rossi. Vestita alternativa, sciarpe tutte colorate e cappellino da negozio etnico. 
Io – Sì, certo.
Donna – Tu studi informatica?

Io – Sì.

Donna – Ecco, io vorrei farmi un indirizzo di posta elettronica. Lo avevo su Yahoo ma ho paura che ci sia qualcuno che mi legga la posta illegalmente. E’ possibile?

Io – Beh, non mi sembra la persona che custodisce segreti di stato o codici di sicurezza mondiale, comunque…

Beh, questo qui sopra non gliel’ho detto davvero. Però l’ho pensato! Nel senso: a chi vuoi che interessi la tua posta? Ma poi mi sono ricordato della regola base: niente è come sembra. Quindi mi sono limitato a dire:

Io – Beh, sì, è possibile.

Donna – Ecco, mi sapresti dare delle indicazioni precise su come farmi un indirizzo?

Io – Sì, dunque, cioè, nel senso, insomma, dunque, beh, innanzitutto cerca…

Donna – Mi potresti far vedere?

Sfacciata, la tipa. Mi piace! Salutando con la manina la prospettiva di ascoltare la canzone che cercavo, la conduco in un laboratorio.

Io – E’ stata un po’ sfortunata, ha beccato l’informatico più scarso di tutta la facoltà, ma questo dovrei saperlo fare…

Cinque minuti dopo che avevamo cominciato la creazione di un nuovo account con gmail, entra un professore nel laboratorio che deve tenere una lezione.

Donna – Possiamo andare da un’altra parte? Preferisco.

Dato che l’unico altro laboratorio disponibile era il mio, sono costretto a portarla lì. Nel frattempo, passiamo davanti a Hind ed Emilio, e io cerco di rendermi più invisibile possibile, perché non avrei saputo rispondere ad eventuali sguardi interrogativi (poi scoprirò che Hind non mi aveva notato, invece Emilio aveva chiesto “Chi è l’amica di Alessandro?”). 

Prima di entrare nel laboratorio, lei – che probabilmente stava avendo dei ripensamenti sulla scelta del ragazzo a cui chiedere aiuto – mi fa
Donna – Ma tu studi davvero informatica?
Io – Ehm… Sì

Donna – Dalla faccia mi sembravi più uno da… Non so, Beni Culturali.

Ecco. Ora, secondo Giulia questo è stato un complimento. Secondo papà invece ha voluto dire che ho la faccia di uno che non fa un cazzo a giornate. Lì per lì non ci ho ragionato molto, e ho risposto che in effetti quando ho scelto il corso di laurea avevo tra le opzioni anche qualcosa di più umanistico. Poi sono inspiegabilmente finito a informatica.

Donna – E a che anno sei? Quanto ti manca per finire? Ti riesce? Ma ti piace?

Intanto che la conversazione proseguiva, io avevo riavviato la procedura di creazione account. Avevo inserito tutti i dati. L’errore che faceva lei era quello di non inserire correttamente la password. Tra l’altro, non mi ricordavo che ci volessero per forza dei numeri nella password. Comunque, Google alla fine di tutto il procedimento chiede un numero di cellulare per la conferma dell’account.

Donna – Il numero di cellulare? Nooo ma io non sono d’accordo, mi spiace… E poi guarda che cosa c’è scritto qui: “Google assicura che non venderemo il tuo numero a terzi”. Non ven-de-re-mo! Io la trovo piuttosto grave questa cosa…

Io dico che capisco la sua diffidenza ma che penso che lo scrivano per formalità e per la sicurezza dei clienti. Comunque non c’è niente da fare: ‘sta tipa non vuole dare il numero. Tuttavia, adesso che ha imparato la procedura, può riprovare da sé. Dopo un’ultima parentesi su un finlandese che diversi anni fa l’ha scioccata mostrandole un codice di linguaggio di programmazione (mi chiedo come si sentirebbe se vedesse l’algoritmo del qsort), mi augura di terminare gli studi (…) e mi saluta. E io posso dedicarmi agli spietatissimi Baustelle.

5 commenti
  1. Niko46
    Niko46 dice:

    Se qualcuno di beni culturali sentisse tuo padre lo distruggerebbe seduta stante… XDComunque complimenti, hai dato una bella impressione di te XXXDDDForse sarebbe andata meglio con un account di hotmail…

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  2. Anna
    Anna dice:

    Penso che distruggerei tuo padre.Ma anche il mio dice che è un corso per disoccupati, quindi.. Lottare contro un padre, o contro due, è indifferente :)a

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  3. Ale
    Ale dice:

    @Niko: Ahahah Grazie del consiglio. E' stata lei a richiedere esplicitamente google. O Libero. Perché "alcuni sono più sicuri di altri"…@Anna: Che ci vuoi fare, i padri sono così. Lascerebbero in piedi solo i dipartimenti di ingegneria. Tse…

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  4. Filippo
    Filippo dice:

    Ironia della sorte, su libero.it oltre una pubblicità della Tim ho letto un banner che decantava le doti di gmail e la sue proverbiale non-intercettabilità. Pover Wind, deve pubblicizzare i suoi concorrenti!!!Comunque io SO perché hai scelto informatica! u.u

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  5. Simone
    Simone dice:

    Effettivamente gmail ha introdotto in corsa l'obbligatorietà dei numeri nella password.Non avere la faccia da "uno di informatica" io lo prenderei come complimento…

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