Con-tatto

Ebbene sì: ho gli occhi sensibili.
Calma, precisiamo: non ho SOLO gli occhi sensibili, è chiaro che io sono sensibile per definizione. Ho le manine sensibili, la pelle sensibile, la gola sensibile (quanti OKI ho buttato giù…), la schiena sensibile, i piedi sensibili, e ovviamente il cervello sensibile – soprattutto il cervello è di una sensibilità unica: pensate che se scuoto la testa troppo forte smette di funzionare.
Ad ogni modo, oggi ho scoperto di avere, tra le altre tante cose, anche gli occhi sensibili. E dire che ero bello tranquillo in proposito, perché mi ricordo che in una puntata del Dottor House qualcuno aveva detto che gli occhi non sentono il dolore (o qualcosa del genere), perché mancano le <termine medico che non ricordo assolutamente>.
Insomma, oggi avevo l’appuntamento con il contattologo (non sto scherzando, si chiama così!) per la questione lenti a contatto. Beh, se si chiamano lenti a contatto c’è un motivo! Vanno messe con tatto. Io cambierei il nome in lenti a contantotatto, perché di tatto ne serve parecchio, soprattutto quando si ha a che fare con due occhietti sensibili come i miei.
Arriva il contattologo. Io lo osservo nello stesso modo in cui la Signora in Giallo osserva un qualunque abitante di Cabot Cove: sospettoso (sapete bene che ogni abitante di Cabot Cove finirà per assassinare qualcuno, prima o poi). Mi saluta, è giovane e ha l’aria simpatica. Mi spiega tutte le cosine: ora ti metto le lenti, eh, tu ci fai una girata e si vede se hai qualche reazione allergica, eh. Pronti, attenti via.
La prima volta credevo che sarebbe stato facile. Invece mi sono subito dovuto ricredere, perché nonc’era verso di infilare questa benedetta lente sulla mia pupilla suscettibile. Ci avremo messo circa cinque minuti (Mr. Contattologo intanto diceva “No, non ti preoccupare, non è colpa tua“, mandando a zero la considerazione, già bassa di suo, che avevo di me stesso). Passati i cinque minuti infernali, ho manifestato tutta la soddisfazione che provavo. Peccato che poi mi sono ricordato di possedere due occhi. E così abbiamo speso altri cinque-dieci minuti per il sinistro.
Devo dire che una volta messe ‘ste cacchio di lenti, era tutta un’altra cosa. Forse un po’ di fastidio all’inizio, ma poi mi ha fatto taaaanto piacere riuscire a vedere il mondo senza bisogno di occhiali.

Uscito dall’ottica, mi sono fatto un giro per i negozietti di lì. Avevo tra le mani una maglia (di quelle con le costine verticali, stupenda, tipo quella bellissimissimissima che i miei mi hanno fatto per Natale). Mi rigiravo questa maglia tra le dita e mi bollivo lo stomaco: la compro o non la compro? questo è il dilemma. In mio soccorso arriva un sms di Hind, che mi avverte che ho superato il compitino di Programmazione con un bel voto (a differenza di quello di Matematica Discreta, grrr). Ecco, ottimo! Mi sono premiato regalandomi non una, ma tre maglie. Sono uscito dal negozio bello contento.

Mentre sceglievo, provavo, compravo, sembrava fosse in corso la guerra tra messaggini. Me ne arrivavano di tutti i tipi, e io lì a rispondere con trentaseimila capi di abbigliamento tra le braccia: Maallorastaserahaidecisol’esameèandatobene staseratipassoaprendereiovuoisfruttaresubitoilneopatentatocomunqueacasamiasipuòmatecivaisubitoilsetteall’oraledovesei tuttoappostoall’otticaquandotorni?

Dopo questa perla, vi saluto. Mi preparo, perché stasera passa a prendermi un neopatentato!

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