Religion versus religion

Disclaimer (o meglio: una riga per pararsi il di dietro): ciò che segue non vuole mancare di rispetto a nessuno; è stato scritto con l’unico intento di far sorridere. Inoltre, poiché l’unica entità coinvolta che possa indispettirsi è Dio, Egli è libero di manifestare in qualunque modo il suo disappunto, anche mandandomi addosso della sfiga. Tra l’altro, dovrà impegnarsi molto per peggiorare la mia situazione attuale. Assisterò con piacere.
 
Partiamo esponendo il problema in semplici termini.

Oggi è il 19 Marzo. Il 19 Marzo la Chiesa festeggia San Giuseppe, e tradizione vuole che si riconosca onore al padre – quello di copertura, diciamo – di Gesù (infatti è la festa del papà e, se non avete ancora fatto gli auguri al vostro, rimediate subito!). Quindi si festeggia San Giuseppe, specialmente con le frittelle

Ma il 2010 ha riservato un oscuro tranello alla Chiesa cattolica. Qui ci vorrebbe una musichina di suspense. Immaginatevela. Dicevo: quest’anno, qualcosa è andato male. Perché oggi, 19 Marzo, è anche venerdì di Quaresima, giorno noto per l’obbligo del digiuno
PARADOSSO!
Ta da da daaaaan! Sarà questo il fantomatico e catastrofico evento che causerà l’implosione del Cattolicesimo? Pensandoci, potrebbe darsi che Nostradamus abbia fatto confusione con accenti e maiuscole, e invece di “Papa nero” avesse voluto dire “papà nero” (cioè San Giuseppe). La questione è tosta, però. Finirà davvero il mondo, o solo il Cristianesimo, oppure rimarrà tutto così com’è, a dimostrazione che tutto ciò che trascende il terreno è solo un grande e fin troppo idolatrato bluff?

Ovviamente non cambierà niente, ci posso scommettere. Ma è altrettanto chiaro che c’è un evidente conflitto interno. Se Dio fosse un elaboratore, il problema sarebbe presto risolto con un pratico vincolo sulle priorità. Ossia basterebbe assegnare priorità maggiore a una delle due feste, che quindi “vincerebbe” sull’altra. In realtà sappiamo benissimo tutti che, almeno inconsciamente, assegnamo priorità maggiore alle frittelle, per cui – in barba a digiuni vari – San Giuseppe vince sul venerdì di Quaresima.

Tra parentesi, è ovvio che questo ragionamento non funziona con elaboratori dual core. Ne consegue che Dio deve essere necessariamente monoprocessore. Il che tornerebbe: non sappiamo di preciso l’anno da cui l’Onnipotente esiste, si dice che è eterno – cioè è sempre esistito – e infatti a quel tempo i dual core non erano ancora stati inventati.

Prova a volare



Edoardo Bennato – Ma che sarà


Ma che sarà, che cosa t’offrirà
quest’altra storia, quest’altra novità
l’unico rischio è che sia tutto finto
e che sia tutta pubblicità!

Ma che ne sai, se non ci provi mai
che rischi corri se non vuoi volare
coi piedi a terra, legato alla ragione
ti passa presto, la voglia di sognare!

Ma è quello che vogliono da te
già appena nati ci hanno abituati
a non pensare
, ma a darcene l’illusione
e sempre con la scusa della ragione!

E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un’occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!

Attenzione-attenzione! Comunicato ufficiale!
parla l’organo del partito, non lasciatevi suggestionare!
Quella voce che vi invita a volare
è di un maniaco sabotatore!…
Spegnete la radio adesso
giradischi e registratori, presto!… presto!…

Ma la radio va e non si fermerà
ti prenderà per mano ti insegnerà a volare
visti dall’alto i draghi del potere
ti accorgi che son draghi di cartone!…

E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un’occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!

Attenzione-attenzione! A tutte le persone serie!
consapevoli, equilibrate, non lasciatevi suggestionare!
abbiamo ben altri progetti per voi
uomini del 2000, saggi e civili
perciò prestate attenzione
solo alla voce della ragione!…

Ma la radio va e non si fermerà 

ti prenderà per mano, ti insegnerà a volare, 
visti dall’alto i draghi del potere 
ti accorgi che son draghi di cartone!…

Ma non lo vedi sono di cartone
se resti a terra che vuoi capire
con la scusa di schiarirtele
ti confonderanno sempre più le idee

ti manderanno allo sbaraglio in questa
farsa, nel ruolo di comparsa!…

Ma basta che voli in alto
ma basta che ti alzi un poco
e forse scopri che quello che ti faceva
paura era soltanto un gioco
!
e adesso, hai l’occasione per poter
volare, allora, non la sprecare, prova a volare!…

Prova ma che ne sai
se non ci provi mai non puoi
sapere se vale o no la pena
di tentare, è un’occasione
per volare, per volare!…

Adesso basta! Fatelo stare zitto!
Abbiamo troppo sopportato!
Abbiamo troppo tollerato!
E’ un provocatore! Fatelo tacere!
….Fatelo tacere!….

Cioccolata e tante parentesi

Zucchero sintattico (Syntactic sugar) è un termine coniato dall’informatico inglese Peter J. Landin per definire costrutti sintattici di un linguaggio di programmazione che non hanno effetto sulla funzionalità del linguaggio, ma ne rendono più facile (“dolce”) l’uso per gli esseri umani. I programmatori hanno così un modo alternativo di scrivere il codice che spesso è più pratico e produttivo, e genera programmi più facili da leggere e mantenere. Per contro il syntactic sugar non ha effetto sull’espressività del formalismo del linguaggio, né implementa nuove funzionalità.

1) Perché rievoca qualcosa che riguarda la mia attività di (scarso) informatico
2) Perché mi fa pensare alle cose dolci e buone!
3) Perché è un po’ come sono i miei pensieri: inutili, ma zuccherosi
4) Perché è un accostamento di parole che – esteticamente – ha il suo fascino.

Berlusconi indagato. Yawn.

Inizia così il nuovo post su Spinoza.it. Una battuta che riassume perfettamente il mio stato d’animo.
Per due motivi: il primo è che oggi è il mio terzo giorno consecutivo di OKi per cercare di curare il mio mal di gola, e l’OKi causa sonnolenza. E’ dalle due che sbadiglio. All’inizio pensavo che la causa fosse la spiegazione del Danelutto sulla memoria, poi mi è venuto in mente che questa polvere che prendo tre volte al giorno da tre giorni forse forse c’entra qualcosa. Beh, se serve a curarmi ben venga! Ieri mi sono bevuto circa due litri di latte e miele per calmare la tosse. Il latte e miele è miracoloso (anche se l’ottanta per cento del suo effetto è placebo) e per qualche ora riesce addirittura a rendermi meno acido, e ciò non è solo divino: è proprio trascendentale. 

Il secondo motivo per cui apprezzo la battuta di Spinoza.it è: MABBASTA! Io mi sarei abbastanza rotto. E non ho la minima voglia di fare del qualunquismo: io so che non sono tutti uguali. Per quanto si impegnino tutti a fare del loro peggio, sia chiaro. Ma non fanno tutti schifo alla stessa maniera, e tra il peggio e il meno peggio a me non sembra così assurdo preferire il meno peggio. Basta, sfogo finito. Vado a cena. Il telegiornale mi aspetta per iniettarmi la dose di rabbia quotidiana: una sostanza che riuscirebbe a compensare un oceano di latte e miele.


Novità!

Novità? Novità!
E dove?

Beh, se siete suonati come me probabilmente non avete notato né il nuovo titolo né il nuovo indirizzo del blog. Ora, invece, guardateli meglio. Vedete? Sono cambiati! Ta-daaaan! Lassù in cima c’è comparso il mio nome, mentre al posto del titolone ce n’è un altro!
Dato che non ho cambiato né grafica né altro, vi starete chiedendo come mai io adesso ve lo stia dicendo. Okay, forse non ve lo state chiedendo, e ancora più probabilmente non ve ne frega un’emerita sembola. Ma già che siete qui leggetemi!

Il fatto è che poiché mi sono spostato su un altro blog (ebbene sì, anche se vedete tutto uguale, questo è pur sempre un altro blog) dovete aggiornare tutti i vostri collegamenti con me. Per esempio, se siete blogger e mi avevate aggiunto nella vostra blogroll, dovreste aggiornarla col mio nuovo indirizzo. E se siete miei lettori accaniti (…) ma non abbastanza accaniti da ricordarvi l’indirizzo a memoria, dovreste aggiornare il vostro link nei preferiti.

Se non lo fate e continuate a collegarvi al vecchio blog, verrete automaticamente reindirizzati a questo, ma purtroppo sarete perseguitati per l’eternità da un demone malvagio che vorrà strapparvi i capelli per farne uno scopettino da bagno. Quindi vi consiglierei di farlo.

Altre cosette da dire:

1) per sapere cosa sia lo zucchero sintattico – se già non lo sapete – potete andare su Wikipedia, oppure attendere con ansia uno dei miei prossimi interventi a proposito. 

2) grazie a Giuli per il supporto morale e telefonico, e per avermi dissuaso dall’acquistare un dominio per il quale avrei speso sette euro annuali

3) grazie a Lore che – oltre a confermarsi il mio guru – mi ha illuminato sull’esistenza della funzione di reindirizzamento. Sì, okay, sono un informatico che non conosceva il redirect. Ma a questo servono i guru, no?!
Bene, dovrei aver detto tutto!
Stay tuned, zuccherini!


P.S. Se mi riesce, metterò un sondaggio qui nella barra laterale, per sapere se vi piace il nuovo titolo. Votate!

Piccoli attimi di trash-pleasure

Chi pensava che con Bad Romance avessimo toccato le più alte vette della musica trash si sbaglia alla grande. Lady Gaga torna a regalarci profondi spunti di riflessione con un testo toccante (toccante quasi quanto la castità e la purezza del suo video) e con le sue immancabili eco dance. Dai, nove minuti di unz unz. Apprezziamo, apprezziamo…

Telephone
Cast: Lady Gaga, Beyoncé, Tyrese Gibson
Sceneggiatura: Lady Gaga e Jonas Akerlund
Regia: Jonas Akerlund

P.S. Mi fa trooooooppo ridere quando esce dal penitenziario con la parrucca bionda e il cappello!

E fu così che passai a Beni Culturali

Utilizzerò questi minuti che mi separano dal pranzo per raccontarvi un fatto singolare che mi è capitato ieri. Inutile che neghi di aver formulato la frase appena riportata unicamente con lo scopo di scrivere la parola “singolare”. Una parola squisita, nevvero! Certo, se fossi un briciolo più furbo avrei potuto dire qualcosa come “Se Tomasi di Lampedusa sono due, al singolare è Tomaso di Lampedusa?”
Bene, una volta detta la cretinata introduttiva di rito, posso passare alla polpa (si fa per dire…) dell’intervento. Ieri pomeriggio mi trovavo al mio solito Polo (in tutti i sensi, visto che se non stai nei pressi di una stufa inizi a congelare). Ero nel laboratorino che mi scervellavo su come poter ascoltare subito il nuovo singolo dei Baustelle. Ero collegato su Linux e YouTube su Linux ha bisogno di un software che non è installato sulle macchine del Polo. Al di là delle questioni tecniche che avrei benissimo potuto tenere per me, il nocciolo della questione è che decido che mi sarei spostato un attimo nel laboratorio con Windows. Sono a metà strada, quando…
Voce – Scusa, posso chiederti un’informazione?
Appartiene a una donna. Non sono molto bravo a stimare le età delle persone, comunque lei avrà avuto sicuramente trent’anni, forse quaranta. Aveva una pronuncia nordica, pur essendo italiana. Lisca.  Capelli rossi. Vestita alternativa, sciarpe tutte colorate e cappellino da negozio etnico. 
Io – Sì, certo.
Donna – Tu studi informatica?

Io – Sì.

Donna – Ecco, io vorrei farmi un indirizzo di posta elettronica. Lo avevo su Yahoo ma ho paura che ci sia qualcuno che mi legga la posta illegalmente. E’ possibile?

Io – Beh, non mi sembra la persona che custodisce segreti di stato o codici di sicurezza mondiale, comunque…

Beh, questo qui sopra non gliel’ho detto davvero. Però l’ho pensato! Nel senso: a chi vuoi che interessi la tua posta? Ma poi mi sono ricordato della regola base: niente è come sembra. Quindi mi sono limitato a dire:

Io – Beh, sì, è possibile.

Donna – Ecco, mi sapresti dare delle indicazioni precise su come farmi un indirizzo?

Io – Sì, dunque, cioè, nel senso, insomma, dunque, beh, innanzitutto cerca…

Donna – Mi potresti far vedere?

Sfacciata, la tipa. Mi piace! Salutando con la manina la prospettiva di ascoltare la canzone che cercavo, la conduco in un laboratorio.

Io – E’ stata un po’ sfortunata, ha beccato l’informatico più scarso di tutta la facoltà, ma questo dovrei saperlo fare…

Cinque minuti dopo che avevamo cominciato la creazione di un nuovo account con gmail, entra un professore nel laboratorio che deve tenere una lezione.

Donna – Possiamo andare da un’altra parte? Preferisco.

Dato che l’unico altro laboratorio disponibile era il mio, sono costretto a portarla lì. Nel frattempo, passiamo davanti a Hind ed Emilio, e io cerco di rendermi più invisibile possibile, perché non avrei saputo rispondere ad eventuali sguardi interrogativi (poi scoprirò che Hind non mi aveva notato, invece Emilio aveva chiesto “Chi è l’amica di Alessandro?”). 

Prima di entrare nel laboratorio, lei – che probabilmente stava avendo dei ripensamenti sulla scelta del ragazzo a cui chiedere aiuto – mi fa
Donna – Ma tu studi davvero informatica?
Io – Ehm… Sì

Donna – Dalla faccia mi sembravi più uno da… Non so, Beni Culturali.

Ecco. Ora, secondo Giulia questo è stato un complimento. Secondo papà invece ha voluto dire che ho la faccia di uno che non fa un cazzo a giornate. Lì per lì non ci ho ragionato molto, e ho risposto che in effetti quando ho scelto il corso di laurea avevo tra le opzioni anche qualcosa di più umanistico. Poi sono inspiegabilmente finito a informatica.

Donna – E a che anno sei? Quanto ti manca per finire? Ti riesce? Ma ti piace?

Intanto che la conversazione proseguiva, io avevo riavviato la procedura di creazione account. Avevo inserito tutti i dati. L’errore che faceva lei era quello di non inserire correttamente la password. Tra l’altro, non mi ricordavo che ci volessero per forza dei numeri nella password. Comunque, Google alla fine di tutto il procedimento chiede un numero di cellulare per la conferma dell’account.

Donna – Il numero di cellulare? Nooo ma io non sono d’accordo, mi spiace… E poi guarda che cosa c’è scritto qui: “Google assicura che non venderemo il tuo numero a terzi”. Non ven-de-re-mo! Io la trovo piuttosto grave questa cosa…

Io dico che capisco la sua diffidenza ma che penso che lo scrivano per formalità e per la sicurezza dei clienti. Comunque non c’è niente da fare: ‘sta tipa non vuole dare il numero. Tuttavia, adesso che ha imparato la procedura, può riprovare da sé. Dopo un’ultima parentesi su un finlandese che diversi anni fa l’ha scioccata mostrandole un codice di linguaggio di programmazione (mi chiedo come si sentirebbe se vedesse l’algoritmo del qsort), mi augura di terminare gli studi (…) e mi saluta. E io posso dedicarmi agli spietatissimi Baustelle.

Parentesi di me

Credo sia giunto il momento di riprendere questo blog tra le dita. Gli ultimi interventi non sono stati molto sostanziosi. Una o due foto. Una canzone, qualche riga. Decisamente insufficiente. Insufficiente per me, intendo. Oh, sì, è una critica puramente autoriferita, la mia. Difatti, come posso alimentare il mio ego e gonfiarlo fino a fargli assumere dimensioni spropositate se non mi bulleggio un po’ sul blog personale?
(Parentesi numero uno. “Bulleggiare” è un verbo entrato nel mio vocabolario solo recentemente – e detto tra noi la mia speranza è che ci esca nel giro di poco tempo. Se fosse questa l’ultima volta che lo uso sarei felice. Okay, no, non sarei felice, però leggermente più sollevato sì. Diciamo più sollevato del 5%. Toh, buttalo via, il 5%. Cosa cazzo sto scrivendo? Parentesi, chiuditi!)
(Ehi, obbedienti queste parentesi! Non le ricordavo così docili. Questa era la parentesi numero due)
(Ci ho preso gusto. Squadra che vince non si cambia. Ma che c’entra? Nulla. Era per dire che ora m’è presa la fissa di numerare le parentesi. Questa che si sta per chiudere è la terza)

Abbiamo finito di scrivere stronzate dentro le parentesi?! Come se non avesse valore quel che viene scritto all’interno di una parentesi. MAGARI! Tutte le date di storia che il prof voleva sapere nei compiti… Che poi basta scriverle su un bigliettino e il gioco è fatto. Non che io usassi i bigliettini eh, noooooooo! Lo dicevo così. 
Ma torniamo a noi – o meglio: a me, non dimentichiamoci che questo blog è quasi completamente alecentrico. Dunque, stavo facendo finta di scusarmi per la mia prolungata assenza. In realtà è tutto un trucco per parlare di me, e siccome sono abbastanza presuntuoso da credere che la cosa possa interessare a qualcuno, penso che lo farò. Parlerò di me.

(Parentesi numero quattro: uoooooooooo che novità, parli di te! … … … Ora, diciamoci la verità, qui non serviva una parentesi. E’ l’estetica che lo chiedeva. Ci stava bene, dai. Ora però può anche finire, grazie)

Prima di essere interrotto (sta cominciando a essere irritante ‘sta storia delle parentesi, comunque) stavo scrivendo qualcosa di me. E’ mia intenzione raccontarvi in poche righe ciò che mi è accaduto durante questa assenza. O, più che altro, ciò che mi ricordo. Come sapete ho una memoria piuttosto scarsa. Un informatico direbbe che la mia cache ha pochi e malfunzionanti registri associativi ma, poiché non sono un informatico, io non lo dirò. Ad ogni modo, se non vi interessa un’emerita sembola delle cose mie, siete liberi di chiudere il blog e io giuro che non me la prenderò. Ma vi avviso che potreste rischiare di perdervi un’altra delle mie esilaranti parentesi. Uao, capite che rimpianti?

Penso che il primo argomento spetti al teatro. Con mio gran disappunto, mi piace. Ho una piccolissima parte in una commedia che verrà messa in scena ad Aprile, e nonostante il mio ruolo non sia molto importante sono state comunque necessarie molte molte prove.
Inoltre ho seguito un corso di teatro sociale che si basava sulla tecnica del playback theatre. Non è molto praticato in Italia, comunque io consiglio di provare a tutti quelli che ne avranno l’occasione. All’inizio ti senti veramente ridicolo e a disagio. Ti fanno fare cose assurde (tipo fare finta di essere alberi volanti, per citarne una). Poi, però, qualcosa in cambio ti arriva. E cioè la consapevolezza che siamo tutti ridicoli, e quindi tanto vale essere chi si è. Potrei scrivere del playback theatre per tutto il post, ma lo farò un altro giorno: the show must go on (non c’incastra niente, m’è venuto così…).
Con la musica non sono andato molto avanti. Ho riscoperto il Sussidiario illustrato della giovinezza dei Baustelle, ed è la mia nuova droga. Tra parentesi, domani esce il nuovo singolo dei Baustelle. Se sarà una delusione mi impicco al Dipartimento di Matematica. 

(Parentesi numero cinque. E’ necessario specificare perché proprio al Dipartimento di Matematica. Semplicissimo: l’edificio si affaccia su una strada lunghissima. Quindi il mio corpo inerte e strafigo – poiché ovviamente mi suiciderò in camicia – sarà visibile a tutta la via. Con un binocolo, magari)

Altra musica? Bennato, Subsonica, qualcosa di Carmen Consoli e dei Muse, Perigeo (questi non li conoscete eh… perlina di Ale!), e da pochi giorni gli Who, che stanno facendo da colonna sonora a questo post (leggasi: scarico tutta la colpa a loro). 
Casa mia ormai è a posto. Più o meno, ecco. Okay, io dormo sempre su dai nonni, ma il mio nuovo letto dovrebbe arrivare a giorni. Me lo ripetono sempre, che “il mio nuovo letto dovrebbe arrivare a giorni”. Sono circa tre settimane che questi “giorni” non “arrivano”, però.
Ambito accademico: una nuova sensazionale scoperta. Non so programmare. Yuppi! In realtà la cosa più simpatica è che ho iniziato ad andare in facoltà con le lenti a contatto, con conseguente mal di testa causato dalla scarsa abitudine di portarle per tante ore di fila.
Domenica scorsa sono stato a vedere Alice in Wonderland. Non vi nascondo che mi fa una rabbia immensa sapere che quello che è uno dei miei libri preferiti adesso sarà sulla bocca di tutta l’imbecillità facebookiana, solo perché Tim Burton l’ha voluto rappresentare (a mio avviso distorcendo “un attimino” l’impronta Carrolliana, ma riuscendo comunque a creare una pellicola pazza, visionaria e per nulla deludente).

Direi che a questo punto posso omettere tutti i particolari poco piacevoli di questo mese. Questo per evitare di rendere il post chilometrico, dato che vedo che già così mi sembra piuttosto lungo. Inoltre, ho scritto questo papiello con l’egoistica intenzione di mettermi allegria. Non vorrei rovinare tutto parlando di cose sconvenienti!

Vi volevo lasciare con una frase epica. Un finale magnetico, non so. Mi butto sul drammatico:

I’m back, blog. 

Che ne dite? Sufficientemente ridicolo? Massì, massì.

Portami fuori a cena, B a u s t e l l e

…sto arrivando!
 P.S. Rassicuro i miei fedelissimi lettori che sono sempre vivo. C’è stato un momento di stasi ma niente paura: presto tornerò a scrivere scemenze!

…ma chi sarà la Carla Bruni di Cristicchi?





La gente non ha voglia di pensare cose negative
La gente vuol godersi in pace le vacanze estive
Ci siamo rotti il pacco di sentire che va tutto male
Della valanga di brutte notizie al telegiornale
C’è – l’Italia paese di Santi
Pochi idraulici e troppe badanti
C’è – l’Italia paese della Libertè
Egalitè e del Gioca Giuè!
C’è – l’Italia s’è desta ma
Dipende dai punti di vista
C’è la crisi mondiale che avanza
E i terremoti ancora in vacanza
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
Ambarabaciccicoccò soldi e coca sul comò!
C’è l’Italia dei video ricatti
C’è la nonna coi seni rifatti
E vissero tutti felici e contenti
Ma disinformati sui fatti
Osama è ancora latitante
L’ho visto ieri al ristorante!
Lo so che voi non mi credete
Se sbaglio mi corigete
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
La verità è come il vetro
Che è trasparente se non è appannato
Per nascondere quello che c’è dietro
Basta aprire bocca e dargli fiato!
…Carla Bruni… Carla Bruni…
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
E sbatte la testa contro il muro
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
Noi ce la prendiamo…

P.S. Questo è il centesimo post di questo blog. Auguri blogghino!!!