• Carta canta

    È la stampa che suona male

29 OTTOBRE 2018
Cose extra

Qualche giorno fa un mio collega giornalista mi chiede: “Ale, se una persona dice a un’altra di essere gay, si dice coming out, vero?”. Ecco, ormai ho raggiunto un livello per cui se qualcuno mi fa una domanda del genere io mi commuovo. Non è da tutti conoscere la differenza tra outing e coming out, non è nemmeno così scontato sapere che esiste una differenza. Ebbene: esiste. Ci sono tanti bravi giornalisti informati (come il mio collega!), ma non tutti fanno attenzione alla terminologia corretta.

Non sono dettagli, e la dimostrazione è lampante se prendiamo il caso del coming out pubblico di Marco Carta, che è avvenuto ieri in uno studio televisivo. Alcune testate hanno puntualmente titolato “outing di Marco Carta”, sbagliando.

Sbagliando, perché Marco Carta un outing l’ha effettivamente subito, ma circa un anno fa, quando a causa di un processo una persona dichiaratamente omosessuale ha ammesso di aver avuto una relazione con lui (se vi interessano, i dettagli li trovate su qualche blog scandalistico, io non c’ho voglia).

Altri giornali, invece, hanno utilizzato l’espressione corretta di “coming out”. Forse è stato un caso, ma voglio pensare che esistano ancora redazioni con dei giornalisti informati, o almeno con dei giornalisti che abbiano qualche amico gay: ma dove sono tutti ‘sti vostri amici gay quando servono? Li chiamate solo per abbinare le camicie? Amici gay dei giornalisti, mi rivolgo a voi: diteglielo ai giornalisti che coming out e outing non sono la stessa cosa!

Mandategli questo schemino, che mi sembra semplice da capire.

P.S. Due righe su Marco Carta: si sapeva? l’ha fatto da Barbara D’Urso? l’ha fatto per promuovere l’album? Forse sì, ma io sono troppo felice quando le persone decidono di parlare apertamente della propria sessualità: significa che sono pronte per farlo, che d’ora in poi saranno più libere e, soprattutto, che hanno scelto di sacrificare una parte della vita privata per una causa.

Roba affine
4 commenti
  1. Giacomo
    Giacomo dice:

    Ohhh, lasciamoli ai rosiconi i dubbi sull’imminente uscita di un disco, sulla scelta della platea. D’altra parte Marco Carta mica è De Gregori, se va dalla D’Urso mi sa che ha scelto il posto giusto. O Tizianino non lo fece su Vanity Fair allora? Uno poteva dire che era più decoroso il Corriere della Sera… Ma chi se ne impippa? A me è sembrato uno che (si fa per dire) qualcosa ha sofferto in passato, l’emozione di stare “liberandosi” c’era tutta. Il “L’ho detto… l’ho detto!” era spontaneo, come dire “Ecco, l’ho fatto davvero”. Ognuno sceglie dove, come e con chi dirlo. Sono fatti suoi, come tutto il resto. E francamente che esempi di ragazzi “normali”, “seri” vengano proposti deve fare piacere perché la vita non è solo di macchiette. Bravo Marco. Per me ha guadagnato mille punti.

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    • Zucchero Sintattico
      Zucchero Sintattico dice:

      Fare coming out è un passaggio molto importante e spesso molto difficile per un omosessuale. Questo lo sanno anche coloro che hanno criticato Marco Carta per la sua scelta di modalità, ma evidentemente non se lo ricordano.

  2. giusi
    giusi dice:

    Sono ignorante.
    La mia nipotina diciannovenne ha fatto coming out pochi giorni fa.
    Io ho detto : mia nipote ha fatto outing.
    Ora so di aver sbagliato. Però grazie a te non commetterò più questo errore.
    Ora devo solo riprendermi dallo shock!
    Per me è stata una cosa veramente inaspettata, non ho potuto nascondere il mio stupore.
    Spero solo che i tempi siano sufficientemente maturi affinché non debba essere ferita dalla cattiveria e dall’ ignoranza della gente.
    Ma lei è giovane, forte e coraggiosa. E io sono fiera di lei!
    Giusi

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    • Zucchero Sintattico
      Zucchero Sintattico dice:

      Forse qualche volta sarà ferita dalla cattiveria e dall’ignoranza della gente, ma Giusi, credimi: adesso è molto più libera! Un abbraccione a te e a lei 🙂

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