• I momenti piantino della seconda stagione di Sense8

11 MAGGIO 2017
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Sense8 è una di quelle serie televisive che anche se sono scritte male, ci sono evidenti buchi nella trama e dialoghi talvolta da telenovela, non me ne frega niente, perché mi fa piangere.

Succede, a volte, che le serie abbiano qualche problema nella scrittura ma che non riusciamo a interromperle: è perché siamo esseri umani, e a un certo punto, come facciamo con la cellulite o con la caduta dei capelli, dobbiamo accettare l’imperfezione. E d’altra parte, se dovessimo guardare solo quello che mette d’accordo tutti i critici del mondo, potremmo guardare solo Twin Peaks, e sai che palle.

Bene, detto questo, torniamo al punto in cui dicevo che se ho lacrime da versare, con Sense8 do il meglio di me. Non che sia difficile piangere, per me. Dev’essere che mi avvicino ai trenta: una volta non mi scalfiva neppure la morte di Mufasa – grande prova emotiva per tutti i seienni nel 1994 – mentre ora frigno pure per i provini di Masterchef.

Comunque, questi sono i sei cinque momenti piantino della seconda stagione di Sense8.

L’intervista della squallida giornalista a Lito e Cassius

«No, you’re not trying to understand anything. Because labels are the opposite of understanding.»

«And who is standing here?»

«Who am I? Do you mean where I’m from? What I one day might become? Do you mean what I do? What I’ve done? What I dream? Do you mean what you see or what I’ve seen? What I fear or what I dream? Do you mean who I love? Do you mean what I’ve lost?… Who am I? I guess who I am is exactly the same as who you are. Not better than. Not less than. Because there’s no one who has been or will ever be exactly the same as either you or me.»

Tutti bevono una tequila al quadrato e dicono la loro sul coraggio

E, precisamente, Wolfgang dice: “La paura non ha mai risolto niente”. Se mai deciderò di farmi un tatuaggio…

Riley (o come si chiama la tipa islandese) mette il remix di What’s up

Okay, il momento era assolutamente gratuito, ma il remix della canzone simbolo della serie mi ha fatto venire il nodo alla gola: mi sono accorto di avere un bel po’ di ricordi in comune con questi sensates, e anche se il mio superpotere da condividere con la cerchia non so quale potrebbe essere (fare i toast? dire l’ora esatta? stendere i nemici dicendo coca cola con la cannuccia corta corta?) ho pensato che questa storia ha davvero fatto bene alle mie giornate. È un discorso troppo melodrammatico?

Lito al Pride di San Paulo

Vabbè. Che gli vuoi di’.

Nomi parla al matrimonio della sorella

Non riesco a trovare il video di questo discorso. Forse ha commosso solo me perché sono veramente da ricovero. Comunque, quando la sorella di Nomi le porta il dolcetto dopo l’operazione io sono scoppiato. Oh.

Cassius fa un comizio alla folla

Diciamo che questo discorso dà un senso a tutta la pallosissima sottotrama dell’autista kenyota.

«Nothing good ever happens when people care more about our differences than the things we share in common. The future I hope for is the same as yours. A future where our children grow up never knowing love as a wall but only as a bridge.»

Alla prossima stagione, mi mancherete un po’.

Roba affine
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