• Ciao, sono uno dei Millennials

10 OTTOBRE 2016
Cose che penso

Ciao, sono uno dei Millennials e lavoro in comunicazione.

Mi capita spesso – spesso è una parola che spesso uso per non generalizzare dicendo sempre – che i clienti dell’agenzia in cui lavoro cerchino delle strategie di comunicazione rivolte al target dei Millennials.

Ho anche scritto un articolo per ninjamarketing.it in cui parlo dei Millennials.

Adesso mi sono rotto, e scrivo questo post. Già, perché noi Millennials scriviamo post, non articoli, perché gli articoli li scrivono i giornalisti baby boomers (quelli di due generazioni prima, cioè) col contratto a tempo indeterminato.

Scrivo questo post per far sapere a tutti i dipendenti degli uffici marketing in difficoltà cosa pensa, cosa vuole e cosa prova un Millennials. In modo che possano costruire delle campagne, come dire, meno idiote.

Eccovi, cari brand, un Millennial doc che vi dice cosa fare per conquistare i Millennials.

  • Non trattateci da deficienti

    Lo capiamo quando tentate di venderci un prodotto e quando proponete dei contenuti autentici. Non siamo imbecilli. NON SIAMO IMBECILLI. C’è davvero bisogno che smettiate di sottovalutarci.

  • Fateci ridere o piangere o cose così

    Quello che dicono sempre le donne agli uomini nei programmi con la Panicucci, ecco: voi fatelo coi Millennials. Abbiamo mille lavori, mille serie da guardare, mille cose da leggere, mille status di facebook da invidiare: davvero pensate che vogliamo perdere tempo con i vostri contenuti né carne né pesce? Dateci qualcosa davvero emozionante, e lo apprezzeremo.

  • Rischiate un po’, cazzo

    Ci vuole un po’ di coraggio. Prendetevi questa cazzo di responsabilità. È inutile cercare di fare il video “virale” o che “commuove il web” rimanendo assolutamente puliti e politically correct. C’è da rischiare, fare le cose un pochino più audaci, tirare fuori le palle.

Dove ho imparato queste cose, vi chiederete.

La risposta è: osservando quello che succede nel mondo. Tutte le campagne che hanno davvero successo (e non solo in termini di numeri, che spesso sono rimaneggiati come volete, ma di bellezza e qualità) sono quelle che non sottovalutano il proprio pubblico, fatte con intelligenza, che smuovono qualcosa dentro, vere.

E, a proposito di cose vere, mi va di condividerne altre. Tanto per completare il quadro.

  • Siamo stanchi di essere offesi

    Siamo stanchi di essere chiamati bamboccioni, narcisisti, egoisti, choosy, menefreghisti. Intanto perché avremmo tutto il diritto di esserlo, come lo sono stati gli altri prima di noi. E poi perché comunque non lo siamo. Tutti hanno da dire qualcosa sui Millennials, e generalmente sono parole offensive che si basano su una realtà parziale. E noi siamo stanchi di essere sempre l’altra parte.

  • Siamo stanchi di essere trattati da imbecilli

    Ci piace molto imparare da chi ha più esperienza. Ma subire questa esperienza è un altro discorso. Siamo stanchi dei pregiudizi di chi è arrivato prima, di come si faceva una volta, di cosa era importante a quei tempi: i tempi sono cambiati, le esigenze anche. Noi vogliamo solo lavorare.

  • Siamo stanchi di essere invisibili

    I tempi sono cambiati, lo stile di vita è cambiato, i salari sono cambiati – ma dall’alto si fa finta di nulla. Si fa finta -e ci si indigna pure- che non ci sia bisogno di agevolazioni , che sia davvero da pigri non andare via di casa a vent’anni (“come fanno a Londra o in Francia!”) e che sia colpa della dilagante irresponsabilità della nostra generazione se non si fanno più figli.

Siamo una generazione stanca, forse. Diventata stanca, resa stanca. Non abbiamo nemmeno la forza di dire che i bamboccioni e i menefreghisti veri stanno da un’altra parte. Questo post non mi fa ridere, anzi, lo percepisco piuttosto palloso. Se lo avesse scritto un baby boomer, sarebbe stato sicuramente pieno di digressioni sarcastiche.

Roba affine

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