• Di come ho cambiato idea sul couchsurfing

12 AGOSTO 2015
Cose che mi succedono

La prima impressione che ho avuto del couchsurfing, ispirato dall’acidità dovuta al non avere rapporti sessuali da diverso tempo, è che fosse un modo con cui i poveri potessero ottenere vitto e alloggio in diverse parti del mondo senza in pratica dare nulla in cambio. Insomma: se non vuoi pagare un appartamento su AirBnb o un albergo e hai abbastanza faccia tosta, ti iscrivi a questo sito dove puoi trovare una casa in cui un ingenuo ma gentile tontolone ti ospiterà, fornendoti un letto, un pasto caldo e, se sei fortunato, uno schermo su cui vedere Legally Blonde.

Pensavo cose bruttissime del couchsurfing, inizialmente. Poi è successa una cosa, e ho cambiato idea.

Quello che ho scritto nel preambolino pre-titolo, che a me piace tanto inserire perché mi ricorda il pezzo di episodio di una serie tv che viene prima della sigla, non è del tutto vero. In realtà non avevo alcun parere del couchsurfing, se non che quella scriteriata della mia coinquilina andata a girare le Americhe lo usa spesso.

Poi mi sono trasferito a Milano per lavorare nella redazione di una radio. Nella nuova casa coabito con un ragazzone salernitano e trapezoidale, alto due metri e con un petto così ampio che credo sia considerato terreno edificabile; e nonostante le dimensioni potenzialmente minacciose, il nuovo coinquilino è una delle persone più dolci, buone e gentili che abbia mai conosciuto.

Essendo la versione muscolosa di Biancaneve, il nuovo coinquilino è molto disponibile a ospitare persone tramite il couchsurfing. Io l’ho scoperto quando una mattina mi sono trovato a fare colazione con un messicano di nome Carlos (o Raoul, o Pedro, o Don Diego, insomma era mattina). Il mio organismo perverso e astinente dagli atti carnali comincia subito a sceneggiare improbabili film porno: era praticamente scontato che Carlos fosse stato rimorchiato su Grindr, e che l’ospite avesse appena consumato col coinquilino una calda notte di passione. Invece, come potete immaginare, era solo uno del couchsurfing.

Non essendo molto pratico, il secondo giorno l’ho chiuso in casa per sbaglio. Uno ha tante cose per la testa, e si ricorda di avere in casa un messicano solo quando la sera apre la porta d’ingresso e lo trova acciaccato in soggiorno che rantola per la fame.

“Ehm, sorry. Do you want un biscotto?”

Il coinquilino, in maniera molto perspicace, ha pensato bene di avvertirmi, la seconda volta che ha ospitato qualcuno. Stavolta si trattava di un inglese e un tedesco. La prima sera ho lasciato conversare l’inglese, il tedesco e l’italiano da soli, perché sono molto timido e poi perché sembrava una barzelletta.

Il giorno dopo riesco a non chiudere nessuno dentro casa, e questo è già un grande passo avanti. La sera mi faccio coraggio e mi dico che devo provare a scambiare due parole coi forestieri, intanto perché non è bello essere sociopatici e anche perché mio nonno inconsapevole della cruda verità si vanta candidamente di avere un nipote che sa l’inglesAHAHAHAHAH e insomma ogni tanto voglio provare a non deludere mio nonno.

Deciso a interagire coi forestieri, mi presento prima all’inglese, che in quel momento sta lavando le mutande nella vasca ed è tutto un po’ imbarazzante, così per lenire il disagio sfoggio un “Don’t worry!”, la cui pronuncia ho ben presente a causa di quella fastidiosissima canzone che in radio passano continuamente. Se una frase è in una canzone in rotazione nelle radio, probabilmente so cosa significa e posso usarla in una conversazione, infatti sto ancora aspettando l’occasione giusta per dire cose che sfortunatamente richiedono una situazione precisa, e mi riferisco in particolare a:
Don’t believe me just watch,
Oh Maria Salvador te quiero mi amor tetraidro rivoluzione tra le note di questa canzone
Bitch I’m Madonna.

Mi allontano dall’inglese e mi accingo a presentarmi al tedesco. Ho in mano un piatto contenente centocinquanta grammi di carbonara di zucchine e pancetta, e nel volto le migliori intenzioni. Arriva il tedesco, che è fatto così: capelli lunghi, biondo, abbronzato, occhi verdi, un metro e ottanta, muscoli guizzantissimi ovunque, tatuaggetto che spunta dalla canottiera e come ciliegina sulla torta una voce profonda venticinque centimetri che mi dice Hi, I’m Ralph, nice to meet you.

E io, in astinenza da diverso tempo e con una nuova, fulgida opinione del couchsurfing, ribatto con qualcosa che suonava pericolosamente come: This summer’s gonna hurt like a motherfucker u-hu fucker u-hu.

Roba affine
4 commenti
  1. Giasconio
    Giasconio dice:

    Posso prenotarmi per un surf sul divano di casa vostra, a ottobre? Vorrei andare all'Expò, non sono Ralph, ma abito a 10 minuti dal Colosseo (nel caso voleste ricambiare la visita).

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  2. El_Gae
    El_Gae dice:

    Ih Ih! Affascinante il couchsurfing, ma poco praticabile per una famiglia di 5 persone. E poco appetibile un divano in una casa dove ci sono tre mocciosi strillanti. Pensavo piuttosto ad una ragazza ou pair, soprattutto dopo che ho visto l'islandese che vive con la famiglia di mia cugina 😉

    Rispondi

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