Non ti puoi sedere con noi

Uno dei miei film preferiti è Mean girls, che spero conosciate altrimenti c’è la discreta possibilità che leggiate questo blog senza capirne l’ironia, oppure perché siete mia mamma. A proposito, ciao mamma. 
Mean girls è una delle mie principali fonti di ispirazione, insieme a Paperoga, ai biscotti tarocchi della Lidl e al barbone di Borgo Dora convinto di essere un grande architetto. Potrebbe sembrare un film per ragazzini deficienti, ma col passare del tempo mi sono accorto che la sua brillantezza sfiora la genialità, ed è anche costruito in maniera perfetta dal punto di vista della sceneggiatura che, a proposito, è di Tina Fey, e lo scrivo perché sarebbe bello se si cominciasse ad apprezzare anche il cast tecnico di un film, oltre che gli attori famosi. 
La protagonista di Mean girls è una ragazza (interpretata da una Lindsay Lohan ancora libera di circolare nello Stato americano e pertanto poco interessante ma per fortuna dopo poco ha iniziato a farsi arrestare a intervalli regolari) che si trova a dover frequentare la scuola superiore dopo tanti anni in cui ha vissuto in Africa con i genitori archeologi. Scopre presto che il mondo dei teenager è forse peggio di quello animale. 
Al vertice della giungla sociale ci sono tre stronzette soprannominate “le barbie”, che la nuova arrivata vuole cercare di sabotare. 
Considero Mean girls una specie di Bibbia. Fate conto che farò cominciare il video del mio progetto scolastico finale con un estratto del film. Soprattutto, utilizzo Mean girls per capire cose della vita.

Una cosa accaduta in questi giorni mi ha ricordato di quando, a quindici anni, il giovane controllore di un treno volesse multarmi perché secondo lui le mie scarpe poggiate sul sedile di fronte al mio avrebbero danneggiato irreparabilmente il vagone. Ora, io non sono mai stato un ribelle, se si escludono occasioni in cui sono effettivamente andato contro corrente, come quando leggevo i racconti dell’orrore di Poe in spiaggia o quando mi ostino ad abbinare fragola e cioccolato, il cui connubio nel gelato “è un delitto”, cit. Non si poggiano i piedi sui sedili, è vero, e colgo l’occasione per scusarmi con tutti i sedili del mondo che si possono essere sentiti offesi dal mio gesto, e mi scuso anche con tutti i potenziali culi che si sarebbero potuti sedere su un sedile così compromesso. Ho sbagliato, ho agito sovrappensiero, è vero. Ma bastava dirmi di togliere i piedi. Okay, è successo a me, e sono di parte, naturalmente. Ho sbagliato, ma per certi sbagli non c’è bisogno di una punizione. E in effetti il controllore si è esibito nella sua sfuriata, ma poi ha lasciato perdere.

Mi sono accorto che è successa una cosa simile anche in Mean girls. Regina George si era presentata al tavolo delle barbie in tuta, ed era lunedì. E le barbie non indossano la tuta di lunedì, mai. Gretchen Wieners non può sopportarlo, e istericamente grida a Regina: “Non puoi sederti con noi!”.
Non puoi sederti con noi è il modo con cui io chiamo i momenti in cui qualcuno non riesce a raccogliere un po’ di buon senso per capire che si può sbagliare. E che la reazione deve essere proporzionata.

2 commenti
  1. Mareva
    Mareva dice:

    Senza dimenticarci di indossare qualcosa di rosa il mercoledì, eh.Adoro quel film.Sai, il "non puoi sederti con noi" è l'arma di chi ha paura. Perché non sa dare spiegazioni.

    Rispondi

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